I LETTORI CI SCRIVONO Francesco Simone (nella foto), figlio dell’ing. Carmelo, 44 anni, personal training, mesagnese doc trapiantato a Pisa per motivi prima di studio e poi lavoro da 23 anni, ci ha scritto un suo pensiero dedicato a Melissa nel settimo anniversario della sua tragica morte e a tutti coloro che governeranno questa città.
Una frase ricorrente con cui sono cresciuto a Mesagne circa 40 anni fa è “A postu, questa ci mancava”. Che risuonava dalla voce grave di mio padre o più gentile di mia madre o più severa di mia zia Lina o Maria quando ne combinavo una delle mie. In casa o nella corte di zona Carmine dove praticando sport improvvisati e fantasiosi, puntualmente tornavo a casa con nuovi lividi o graffi per essere caduto. E puntualmente seguivano “li mazzati pi sobbra”. Che non erano piacevoli, ma mi hanno forse dato spalle larghe, una coscienza robusta e qualcosa in cui credere. Vi assicuro che nulla è sprecato.
Era una Mesagne timida, impaurita e diffidente. Le chianche del centro storico erano più specchi grigi e opachi di una città inconsapevole di avere una forma barocca ma un’anima messapica, robusta e coriacea. La radio locale passava Nick Kamen e i suoi jeans da comprare da Antimino con i risparmi, le ragazze non osavano scimmiottare Madonna, forse troppo sfrontata e “amiricana”, e noi maschietti avevamo corti, cortili e il sogno di giocare al Palazzetto di Via Udine, per sentirci un po’ come i nostri dell’Nba. Ci chiamavano in provincia “gli scintrusi”, che a distanza di 40 anni non ho ben capito come tradurlo. Voleva dire più o meno 45 cose assieme, più o meno “quelli un po’ esibizionisti che si mettono in mostra per vantare qualcosa che si ha o che si Indossa”. Coloro che si fanno riconoscere, più o meno. Coloro che si fanno notare, più o meno.
Perdonatemi, ma ancora dopo tanti anni non saprei tradurlo con precisione. Aiutatemi anche voi magari. I mesagnesi erano più o meno noti in provincia come appunto, “gli scintrusi”. “Ecculi na’, li scintrusi misciagnesi”, quando magari sfrecciava una macchinona tirata a lucido. Un classico. Ed è sempre stato un po’ nel Dna distinguersi nel male e nel bene. E ogni volta avevi la sensazione quando qualcosa andava storto o quando la città saliva ai…disonori delle cronache di dover dire… “A postu, qustu nci mancava”. Con tono amaro, con tono di rimpianto, con tono quasi di un amore tradito.
Quel 19 Maggio 2012, ero a Pisa, città in cui vivo da anni, alle 9 appresi la notizia. Ad alta voce, come uno psicotico instabile, da solo davanti al pc, commentai “Apposto, questo ci mancava”. Stringendo lacrime come fossero pugni chiusi, stringendo un pugno fino a velare gli occhi di lacrime. La scuola che frequentava mia sorella Angela, là a pochi metri dal dramma. E poi il non capire chi, perché. La paura di immaginare un chi o un perché. La rabbia di poter solo sospettare per un secondo che nulla fosse cambiato e che quel film aveva un sequel e che quelle chianche fossero sempre sporche e che ora c’era anche sangue di bambina, perché Melissa era ed è una bambina. Perché a 16 anni io ero un bambino e immaginavo che Melissa lo fosse. Con le paure, con le ansie, con le vergogne, i brufoli, le cotte e le speranze. Probabilmente con un amore per la città come solo quella di una bambina può esserlo. Fino a far splendere le chianche di S. Anna. E invece… E allora “Questo ci mancava”. E questi non erano scintrusamienti. Non era roba ti scintrusi. Era un surreale teatrino dell’orrore. Qualche paura, qualche fantasma fu subito fugato. Ma non cambia l’esito di un episodio folle e surreale. Nel quale Melissa non c’è più. A Pisa c’era l’amichetta Veronica, scampata al peggio come la povera Melissa ma ricoverata al reparto Grandi Ustioni dell’ospedale di Pisa. Uno dei due. Presi informazioni, avrei voluto fare una visita, forse solo regalare un sorriso più che una lacrima, pur sapendo che mi sarebbe scappata una lacrima. Non mi fu possibile per ragioni tecniche che compresi, era la mia maniera per sentirmi vicino alla città in una città che ora è la mia città. Sorrisi amaramente quando dalla TV vidi le immagini della Piazza con il presidente della repubblica Napolitano e le altre alte cariche. I funerali di Stato, a Mesagne. Il presidente del direttore dell’alta carica, del commissario alla commissione dell’interpellanza della suprema corte. A Mesagne. Potrebbe far sorridere no? E chissà se Melissa da lassù, nascosta tra i Gargoil di S. Anna o imboscata nel vicolo avrebbe sorriso e commentato “Ecculi na’, li scintrusi misciagnesi”.
Che strana la vita. Melissa scusaci se tutto questo è stato un folle teatrino. E purtroppo non erano scintrusamienti. A Melissa, alla città e a tutti coloro che a breve la governeranno, dedico questo mio pensiero. “Ieri mi arrampicavo sui muri per recuperare il mio pallone. Usavo mani sporche di allegria e due occhi pieni di imbarazzo. “Scendi giù che cadi”, ma giù a terra vedevo solo sguardi bassi e pietra sporca. Oggi mi arrampico sulle stelle per graffiarmi con la luce. Userò solo le mie mani sporche di poesia e due occhi allenati al buio della notte. Sali su con me che dal cielo mi godo le luci di S. Anna e i volti riflessi nelle chianche. Sali su con me dove rimbomba la coscienza più alta di questa città e si ballano nuove danze. ” Oggi la coscienza più alta e nuove danze hanno i volti di chi con la scienza, la medicina porta Mesagne ad un ruolo nazionale di spicco. Hanno il volto dello sport e della musica di eccellenza, di Carlo Molfetta, oro olimpico e dei BoomDaBash.
In memoria di Melissa Bassi, vittima di una follia Per non dimenticare, 19 Maggio 2012″.
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