Carissimo Direttore,
dopo aver letto lo splendido, documentato e soprattutto obiettivo
articolo sul Maresciallo Messe, curato dall’Esimio Prof. Enzo Poci,
che a mio parere rappresenta un autentico punto di riferimento nella
ricerca e valorizzazione della memoria storica di Mesagne, non ho
potuto resistere alla tentazione di farmi risentire sull’argomento,
tale è il senso di frustrazione che da sempre mi accompagna,
innanzitutto come mesagnese, poi come persona intellettualmente onesta
e libera da pregiudizi. Documenti storici alla mano, stiamo parlando,
infatti, di un personaggio esemplare innanzitutto dal punto di vista
professionale: se non bastassero le Medaglie ricevute sui vari fronti
di guerra a seguito di ripetuti atti di autentico eroismo, basti
ricordare che nel Primo conflitto mondiale fu proprio una tra le tante
azioni di guerra in prima linea sul fronte del Carso, compiuta
verosimilmente dall’allora Comandante del IX Arditi Maggiore Messe
(cfr. “Morire sul Carso” di Paolo Volpato- ed. Mursia), ad aver
ispirato persino il grande scrittore americano Ernest Hemingway,
allora militare in servizio sullo stesso fronte, il quale, nel suo
celeberrimo “Addio alle armi”, raccontò magistralmente quelle eroiche
azioni, cambiando, ovviamente, solo i nomi dei protagonisti. Vale
anche la pena ricordare che nella storiografia militare il Mar. Messe
è ritenuto l’unico Generale italiano a non aver mai subito una
sconfitta sul campo nell’intero 2° conflitto mondiale. Militare
davvero speciale, dunque, ma altrettanto esemplare anche dal punto di
vista umano: esistono numerosi attestati di stima e riconoscenza da
parte dei suoi sottoposti, anche se, pur dovendo comunque obbedire per
il suo status di militare fedele alla Patria, forse è stato l’unico
alto Ufficiale a dissentire palesemente sulla condotta della guerra,
specialmente durante la campagna di Russia. Chi ha mai ricordato che
fu Lui, grazie alle non comuni doti di lungimiranza, a salvare dal
gelo russo migliaia di soldati, dando l’ordine di acquistare per
tempo, con i fondi che aveva a disposizione, cappotti ed indumenti
invernali disponibili in loco? E che fu sempre Lui a fornirne anche ai
Tedeschi, alla faccia dell’efficienza della Wehrmacht?
Caro Direttore,
concludo riconoscendo che tutto questo sicuramente non può bastare a
far risvegliare nei mesagnesi, specialmente nei giovani, quel minimo
di orgoglio che la levatura storica di questo nostro concittadino
meriterebbe, ma sarebbe tempo di ammettere che dopo Epifanio
Ferdinando (il Vecchio), Maia Materdona o Francesco Muscogiuri, anche
il Maresciallo d’Italia Giovanni Messe potrebbe degnamente
rappresentare la nostra Città nella memoria collettiva, considerato
che altri mesagnesi, ben più oscuri, se non addirittura
insignificanti al confronto, godono, ad esempio, di una visibilità
toponomastica.
Scusandomi per l’eccessiva lunghezza di questa mia
(onestamente mi volevo sfogare a spese di Mesagnesera), volevo
ribadire che confido sempre nella nuova Amministrazione, ma, ahimè,
temo che per sperare in qualcosa occorra insistere sull’argomento,
sempre e con ogni mezzo. Grazie per l’ospitalità!
Sergio Salvatore Diviggiano, mesagnese trapiantato a Roma
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