Un grande cuore si è fermato: ci ha lasciati il prof. Luigi Argentieri (Ciclogin) cofondatore di Cicloamici.
Ci ha lasciati, consumato da una malattia implacabile che però non ha mai scalfito il suo sorriso e la sua umanità. Luigi Argentieri, professore di filosofia al liceo, politico e pedalatore per passione, Ciclogin per i cicloamici, ha appeso per sempre la sua bici. Non sarà più tra noi a rallegrare le nostre escursioni, a condire di piccanti e arguti commenti le nostre pedalate.
Ciclogin ha arricchito la nostra comunità del suo archetipo: arguto, laico, intrigante, generoso, filantropo, professore di filosofia in bicicletta. Con lui le due ruote diventavano un elegante ingranaggio di speculazione, satira, gioia di vita. Assaporava fino all’ultima pedalata, le nostre mete fuori porta, si rallegrava di incontrare amici che al par suo godevano di quelle domeniche leggere, sospinti dal vento e dal piacere di stare insieme.
Godeva in pieno di quelle nostre domeniche in bici, ridicolizzando gli stupidi politici, colleghi suoi che però in settimana era costretto a prendere sul serio. Amava la nostra associazione che aveva contribuito a fondare nel caldo agosto del 2003, la coccolava, ne parlava a chiunque, se ne vantava orgoglioso di esserne un semplice socio.
Non mancava mai alle cicloassemblee perchè credeva nella democrazia e nella partecipazione. Lui che era stato assessore e vicesindaco accettava di buon grado di passare in minoranza purchè, almeno, fossero ascoltati i suoi pensieri e le sue tesi. Credeva nella grande santa alleanza del popolo delle due ruote come sano antidoto ad una civiltà folle egocentrica e inquinatrice. Ma nello stesso tempo professava la santa laicità della bicicletta che non doveva diventare bandiera di nessuno schieramento o partito ma arricchire tutti: chierici e laici, marxisti e fascisti.
Una cosa era altrettanto sacra della bici e forse di più: l’affetto e l’amore paterno ed eterno per la sua Alessandra che lo aspettava paziente e lo accoglieva di ritorno dalle gite. Piena di gratitudine per i cicloamici che rendevano il padre così felice.
Ci piace pensare che ciclogin ci abbia donato un ultimo grande, vivo concreto insegnamento di (ciclo)filosofia: con la sua compostezza nella sofferenza, il sorriso sempre acceso, la voglia mai assopita di pedalare, Ciclogin ha voluto materializzare e testimoniare quell’insegnamento di Epicuro che invitava a non temere la morte. Che quando siamo vivi essa non è. Quando lei viene noi non ci siamo più. (la morte,non é nulla per noi, perchè quando ci siamo noi non c’é lei, e quando c’é lei non ci siamo più noi, Epicuro Lettera a Meneceo).
Addio ciclogin, oggi ti piangiamo ma resterai per sempre nei nostri ricordi a inebriarci di allegria e arguzia.