(di Antonio Calabrese*, nella fotina) Oramai diventa avvilente commentare queste notizie, ennesima testimonianza dell’inefficienza del nostro sistema sanitario, in particolare quello brindisino, ennesima dimostrazione del fallimento del Piano di riordino approvato dalla Giunta Emiliano e non ostacolato, purtroppo, dai rappresentanti istituzionali del nostro territorio (deputato, consigliere regionale e sindaco) e, per dirla tutta, debolmente contrastato anche dai vari gruppi di opposizione regionali e locali. Un piano di riordino incapace di valorizzare le risorse umane ed infrastrutturali presenti nel territorio, che, invece, ha aumentato gli sprechi e ridotto i servizi essenziali (rete urgenze/emergenze – centri dialisi – posti letto per acuti e riabilitativi, servizi territoriali, servizi al cittadino, ecc. ecc.). Ognuno di noi in questi anni probabilmente è stato testimone oculare di quello che avviene al Pronto soccorso del Perrino di Brindisi dove la dignità della persona viene messa letteralmente sotto i piedi; il personale fa quello che può, ma non si riescono a smaltire gli ingressi in tempi ragionevoli perché una sola corsia, per la gestione di tutti i codici, è assolutamente insufficiente ed ora, con la chiusura dei PPIT di Mesagne e San Pietro Vern., la situazione è destinata ad aggravarsi! A Mesagne, gli unici che hanno tentato di opporsi con coraggio e determinazione a questa situazione, sono stati i cittadini che attraverso una raccolta di firme(circa 4500) hanno “costretto”, possiamo dire così, la giunta a istituire un tavolo tecnico; tavolo tecnico dove gli stessi cittadini avevano proposto, ad esempio, l’attivazione, al San Camillo, di un pronto soccorso per i codici bianchi e verdi utile a diminuire gli accessi impropri o meno urgenti verso il Perrino di Brindisi aiutandolo così a decongestionarsi, come anche l’attivazione di un centro dialisi, un centro di riabilitazione, un centro di prevenzione della salute, ecc. Invece, per i tanti burocrati e, ahi noi, politici baresi e brindisini, le urgenze erano altre, ossia quelle, ad esempio, di affidare ai privati quanti più servizi possibili (hospice, 118).
Perché in fondo le politiche sanitarie sono principalmente business, mentre garantire il pieno godimento del diritto alla salute dei cittadini viene sempre dopo. Fa specie ed anche rabbia, ad esempio, che solo a meno di 50 giorni dal voto, alcune organizzazioni politiche (è successo domenica in villa comunale), si son ricordati del nostro Ospedale ed organizzato una raccolta firme per la sua riapertura dopo che tutto è stato deciso! Una misera manovra elettorale, nulla di più e mi chiedo dove fossero questi signori quando ancora si poteva intervenire? Ma anche nel 2013, non lo possiamo dimenticare, un mese prima delle elezioni, un noto esponente politico locale, diventato poi deputato, fece delle promesse sul nostro ospedale che puntualmente non si concretizzarono; era il gennaio 2013 l’allora consigliere regionale Matarrelli riferì, infatti, dell’ imminente apertura dell’Hospice (circa un milione di euro già pronti e spendibili!!) e di una delibera regionale, che stavano predisponendo, dove si prevedeva l’attivazione di 10 posti letto residenziali per la riabilitazione da allestire nella famosa ala sopraelevata del nostro nosocomio! Mai visti!! Che dire, per chi crede non ci resta altro che affidarsi al Signore, mentre, bisogna diffidare, specie in questo periodo, dalle promesse, palesemente irrealizzabili, che ci vengono propinate dal politico di turno.
*Coordinatore del Movimento politico “Progettiamo Mesagne”
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