(di Enzo Neve) Si è capito subito che sarebbe stata una grande manifestazione, l’appuntamento a Roma del mondo imprenditoriale, delle cinque sigle delle piccole e medie imprese di Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti di tutta Italia, unite per protestare e ribadire che non se ne può più. L’eccessiva pressione fiscale, ormai al 66%, l’ infinita e complessa burocrazia che allunga i tempi e aumenta i costi, ma sopratutto la mancanza di accesso al credito, sono stati i temi oggetto degli slogan e degli interventi dei vertici nazionali che aderiscono a Rete Impresa. Uomini e donne di tutte le età, provenienti da tutte le provincie d’Italia, già dal primo mattino, a passo svelto, percorrevano con fischietti e bandiere le vie più note della capitale, come via del Corso, pronti a sopportare ancora una volta, anche in questa giornata calda di febbraio, un altro sacrificio. Un romano infastidito per il rallentamento del traffico, causato dall’eccessiva presenza di manifestanti, ha urlato: “Ma perché venite tutti qui a Roma a rompere le scatole”?. Una vecchietta, curva con la busta della spesa, salita sul bus che ci portava in Piazza del Popolo, incuriosita dalle pettorine con su scritto “Sono qui per non chiudere” ci ha incoraggiati a lottare, perche il prossimo 1° maggio si possa festeggiare la “Festa dei Lavoratori” e non, come ormai accade da anni, la “Festa dei disoccupati”. Eravamo in 60.000 ad urlare e difendere la dignità e il futuro di milioni di persone tra cui i nostri familiari e collaboratori. Ma si urlava anche il dolore della perdita di quanti, tra i nostri, non hanno avuto la forza di superare la “crisi”, e ci hanno lasciati. Enzo Neve
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