La Uil pensionati provinciale di Brindisi valuta con grande apprezzamento l’impegno del ministro per la salute Renato Balduzzi nell’attuare la mini – riforma sulla sanità. Crediamo che sia una questione di civiltà interessarsi sull’assistenza di tre milioni di persone non autosufficienti che vivono in situazione di disagio o di pazienti con patologie gravi. Al governo si reclama l’insufficiente applicazione degli artt. 32 e 3, perché costruire ospedali, accogliere al pronto soccorso gli ammalati, soccorrere in modo dignitoso il prossimo e dare servizi agli anziani e alle persone non autosufficienti senza mendicare vuol dire credere ai valori della sanità pubblica, dell’equità e della rimozione degli ostacoli. Per fare ciò la Uil pensionati chiede alle Istituzioni di non essere in contrasto con i bisogni della gente, ma di proteggere in primis la salute della gente con equità e poi i bilanci, magari togliendo qualche euro ai politici e a chi ha il tempo di lavorare sia negli Ospedali sia nei laboratori privati. Si tratta di curare e di amare l’ammalato come persona e di paziente che soffre. In Puglia abbiamo un abuso di viaggi della speranza. Si chiedono Ospedali d’eccellenza come a Milano e in Emilia Romagna. La sanità in Puglia da parecchi anni vive di un buco nero che grava su tutti i cittadini: pensionati, persone non autosufficienti e famiglie. Occorre sostenere le persone fragili, prevenire la malattia ed attuare le nuove forme di assistenza e di cura per chi lo è già. La situazione reale è che i 12 milioni di pensionati e di anziani hanno bisogno di misure adeguate per la tutela delle persone non autosufficienti (quasi sempre con patologie gravi) e delle loro famiglie. Questo è un dramma che li induce ad affrontare le patologie spesso in totale solitudine. La mini riforma del ministro Renato Balduzzi dovrebbe avere il merito di un piano di sostegni e di servizi efficaci ed omogenei su tutto il territorio nazionale, invece di vivere perplessità sulla forma, il merito e la copertura finanziaria. Il testo “Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del paese mediante un più alto livello di tutela della salute” ha bisogno di essere rimodulato perché non risponde alle attese. Il testo è formulato da quattro capitoli suddiviso in 27 articoli. Con riferimento al comma 1 “Linee guida e buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica nazionale ed internazionale” sarebbe bene vagliare le competenze e dare la possibilità di applicabilità al sistema sanitario nazionale.
La richiesta è di aprire centri socio sanitari in tutto il territorio, utili per i ricoveri e i sovraffollamenti in pronto soccorso; invece di rivolgersi al medico di base nelle 24 ore della giornata e per tutti i giorni della settimana.
L’art. 6 Programma nazionale per la non autosufficienza lascia alcune perplessità nell’assicurare i livelli essenziali, nel garantire la cura e la tutela domiciliare e l’assistenza residenziale. Non si parla di vera emergenza nazionale, non si stanziano risorse aggiuntive di aumento dell’indennità di accompagnamento per i disabili.
La Uil pensionati, dopo la riforma sulle pensioni e la spending review, si aspettava di consegnare ai cittadini, più eccellenza, più qualità, più professionalità e più accoglienza per gli ammalati ed i disabili nei reparti, invece ci troviamo a discutere su proposte monche, confuse e spesso contraddittorie.
Il sindacato chiede l’applicazione dell’art. 3 perché la salute chiede equità e non differenze in cure, assistenza e servizi. Raramente notiamo negli Ospedali che la gente del Nord scende nel Sud, ma riscontriamo che l’ammalato brindisino vada per curarsi in Emilia Romagna oppure a Milano.
La necessità è nell’attuazione di una riforma equa senza differenze sanitarie nella professionalità e quindi prevenzione e distribuzione farmaci tra il luogo di cura del cittadino del Nord e quello del sud. La forbice fa male alla dignità di essere persona e cittadino. La riforma deve essere lungimirante attivando valide sinergie tra Stato, Regioni e Comuni e gettando le basi nel Piano Nazionale, senza discriminazioni regionali, per l’apertura di un tavolo di confronto con il sindacato e le parti sociali.