Ieri su tutti i campi di calcio per commemorare Davide Astori, capitano della Fiorentina scomparso lo scorso 4 marzo, al minuto 13 è stata proiettata sui maxischermi degli stadi una foto di Davide, accompagnata da un breve messaggio da parte dello speaker che ha invitato tutti i tifosi presenti sugli spalti a rivolgere un caloroso e sentito applauso in memoria del Capitano viola. La foto è rimasta esposta per 13 secondi. Il ricordo di Davide è sempre vivo in tutti gli appassionati di calcio. Fu un grande uomo e ad un grande Capitano, straordinario esempio di correttezza e lealtà sportiva dentro e fuori dal campo. Su questo argomento è intervenuto Gianmarco Di Napoli, direttore di Senza Colonne News, che ha scritto questo bellissimo articolo che riproponiamo.
Questo calcio di insulti e preghiere, questo calcio di ululati e spranghe, di cori e rigori, di var e milioni, questo calcio senza figurine ma con troppi profili, questo calcio senza sentimenti, al minuto 13 si ferma. Ovunque, in ogni stadio, il tabellone elettronico si illumina e appare il volto di Davide Astori, capitano della Fiorentina, morto proprio un anno fa, prima di una partita. Davide era un buon giocatore, non un fuoriclasse, ma un ragazzo dalle doti umane fuori dal comune. Se il destino non se lo fosse portato via, sarebbe stato ricordato come uno dei tanti che passano dalla Serie A, e magari per quel suo gol in Nazionale contro l’Uruguay. Sarebbe stata poco più di una figurina. E invece la sua morte improvvisa ha rivelato a tutti le sue qualità, che andavano ben oltre le sue capacità di prendere il pallone a pedate: un capitano che non alzava la voce, un calciatore che non aveva perso l’umiltà e l’umanità, in grado di ascoltare e consigliare, un leader positivo, senza maglia e senza paura. Così è diventato ciò che a nessuno, neanche ai campioni più osannati, riuscirà mai. Essere il capitano di tutti, in ogni stadio d’Italia, per qualsiasi tifoseria. Al minuto 13, il numero della sua maglia, il volto di Davide appare sorridente sui tabelloni e il tempo si ferma, il pallone smette di girare, la gente piange ancora. E il cuore del calcio, per un minuto, ricomincia a battere.
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