(di Lucia Portolano*) Per ora è arrivata solo una email. A mezzanotte del 29 ottobre i 163 dipendenti del punto vendita Auchan di Mesagne hanno ricevuto una email: in questa oltre alla busta paga, c’era una comunicazione che informava del cambio di proprietà, da quel giorno in poi al posto della società francese ci sarebbe stata Margherita Spa. Niente altro, nessuna altra informazione se non quella già nota in estate dalle organizzazioni sindacali in cui Auchan lasciava l’Italia, con il passaggio a Conad. Proprio quella dello slogan: “Persone oltre cose”. Il 30 ottobre in tutta Italia hanno scioperato i dipendenti dei 269 punti vendita, mentre una delegazione di Cgil, Cisl e Uil andava a manifestare a Roma per puntare i fari sul futuro occupazionale di 18mila dipendenti. Un numero altissimo di lavoratori che negli ultimi 20 anni hanno operato per la grande distribuzione gestita dal gruppo francese. Grande preoccupazione per il futuro occupazionale di queste famiglie, non ci sono certezze. E queste non ci sono soprattutto per i lavoratori di Mesagne.
Auchan è stato il primo ad investire in un centro commerciale in questa provincia. Era il 23 settembre del 2003 quando entrò il primo cliente nel grande supermercato della zona pip di Mesagne. Sono passati 16 anni dal giorno dell’inaugurazione. Ed ora tutto è in bilico. Preoccupazione non solo per i lavoratori diretti, ma le scelte colpiranno anche l’indotto come il personale per le pulizie, la logistica e quello della sicurezza. In Puglia ci sono in tutto quattro sedi Auchan. Nell’incontro al Mise Conad ha presentato un piano industriale in cui è prevista l’acquisizione in un primo momento di soli 109 punti vendita su 269, meno della metà. Il passaggio avverrà solo per quelli performanti, per quelli cioè che rispettano i requisiti di produttività e delle vendite. In questi 109 non c’è Mesagne. La crisi economica degli ultimi anni ha colpito in particolar modo i centri del sud d’Italia. Al momento con 109 punti vendita sono garantiti solo 5mila lavoratori. In concomitanza con lo sciopero nazionale fuori dal punto vendita dell’Auchan di Mesagne si è tenuto anche un presidio dei lavoratori, la maggior parte sono giovani dai 20 ai 55 anni, e provengono da Mesagne, Brindisi e paesi limitrofi. Tra bandiere sindacali e fischietti, riecheggiavano diversi slogan, tra questi quello in risposta allo spot trasmesso da Conad sulle reti nazionali, i lavoratori gridavano: “Per noi le persone vengono prima delle cose”. Cosa ne sarà di loro nessuno lo sa. “Siamo qui perché Conad non ha dato alcuna garanzia neanche ai lavoratori dei 109 punti vendita per i quali ha acquisito il ramo d’azienda – ha spiegato Vincenzo Zaccaria della Uiltuc, sindacato che all’interno del centro commerciale brindisino ha più iscritti – ma siamo soprattutto qui perché l’ipermercato di Mesagne non è ancora passato. Siamo comunque fiduciosi e siamo in attesa di sapere se il Mise può intervenire, e se può anche mettere in campo gli ammortizzatori sociali per i lavoratori di tutta la rete Auchan”.
Al presidio ha partecipato anche il sindaco di Mesagne Toni Matarelli, davanti ad una vertenza di queste dimensioni, la sua cittadina sarebbe quella più colpita. “Noi riteniamo che anche l’ente pubblico – afferma il sindaco – deve essere parte attiva in questa vicenda, perché l’azienda insiste su questo territorio, e anni fa fu permesso questo insediamento proprio perché avrebbe garantito posti di lavoro anche con ripercussioni per il commercio cittadino. Noi non faremo sconti. Ci batteremo per non perdere neanche un lavoratore. Per quanto ci riguarda attendiamo notizie precise dal Mise”. Matarrelli ha chiesto il coinvolgimento anche dell’onorevole di Mesagne esponente dei 5Stelle Gianluca Aresta per un intervento sul governo. A sostegno dei lavoratori nel corso della manifestazione hanno incontrato i lavoratori anche i consiglieri regionali Mauro Vizzino e Gianluca Bozzetti, oltre al presidente del Consiglio comunale di Brindisi Giuseppe Cellie e la presidente della commissione
Attività produttive del Comune di Brindisi Anna Lucia Portolano. Brindisi e la sua provincia non si possono permettere questa nuova vertenza occupazionale. La crisi del commercio nei centri urbani è stata provocata negli anni anche dalla nascita dei centri commerciali, e se ora anche questi producono povertà e disoccupazione a perdere è l’intero territorio. Per ora non ci sono punti fermi, solo voci che parlano di esuberi e riperimetrazioni che significa ridimensionamenti dei punti vendita. Dopo la crisi della chimica, della metalmeccanica e dell’edilizia, si aggiunge oggi anche quella della grande distribuzione.
*dal settimanale il7 Magazine di Gianmarco Di Napoli
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