(di Giovanni Galeone) Si è chiusa la rassegna letteraria organizzata dal Comune di Mesagne sul tema “Del leggere e dello scrivere su radici, viaggio e scambio” nell’ambito del progetto Tur.Grate 2. Una rassegna di buona qualità che ha visto coinvolte le 2 librerie locali, non del tutto partecipata come ci si sarebbe aspettato, forse anche sottovalutata dalle istituzioni scolastiche che non hanno saputo cogliere lo stimolo di incontri culturali con autori di primo piano. L’ultimo appuntamento con lo scrittore Carmine Abate, già Premio Campiello 2012 è quello che ha maggiormente esaltato i temi della rassegna. Ricorrenti sono infatti nella narrativa di Carmine Abate, i luoghi, gli anni dell’infanzia in Calabria, gli ambienti, gli usi, i costumi, ma anche le partenze, la contaminazione con altre culture, le difficoltà dell’integrazione, i ritorni. Carmine Abate ha vissuto direttamente con la sua famiglia l’esperienza dell’emigrazione, si è laureato all’Università di Bari negli anni ’70, anch’egli a sua volta emigrante intellettuale in Germania, in Lombardia ed in Trentino, dove alla fine si è stabilito, senza mai recidere però il rapporto con la sua terra d’origine, Carfizzi, paese arberesche del crotonese, dove organizza annualmente la festa del ritorno e tiene viva la memoria dei luoghi d’origine nei suoi romanzi tanto apprezzati dal pubblico e dalla critica. Vivere per addizione ha spiegato lo scrittore, è stata la sua risposta alla necessità di vivere lontano dalla propria terra: “se per i tedeschi ero uno straniero, per gli altri stranieri un italiano, per gli italiani un meridionale, per i meridionali un calabrese, per i calabresi un arberesche, per gli arberesche un germanese o un trentino, per i germanesi o i trentini uno sradicato, io per me ero semplicemente io, una sintesi di tutte quelle definizioni, una persona che viveva in più culture e con più lingue, per nulla sradicato, anzi con più radici. “Il bacio del pane”, il romanzo presentato all’Auditorium del Castello di Mesagne, non ha la complessità strutturale de “La collina del vento”, il romanzo della maturità che gli ha fruttato il premio Campiello. E’ un romanzo più agile e scorrevole, non a caso inserito nella collana “Libellule” della Mondadori, ma che conferma la capacità straordinaria di restituire, attraverso una scrittura fluente, il sole, i colori, gli odori della terra di Calabria, o luoghi incantati come la cascata del Giglietto; a questo si aggiunge l’invito a superare le distanze, le differenze, la condizione di isolamento e i condizionamenti delle cosche. Abate nel corso della serata ha letto per circa mezzora alcuni brani del romanzo, ammaliando l’attento pubblico e restituendo impeccabilmente l’atmosfera del racconto. Molto apprezzata anche la performance dal bravo fisarmonicista Annibale Sanese, autore di intervalli musicali nel corso della lettura, ispirati al folklore locale e calabrese. Infine lo scrittore ha risposto alle domande e curiosità del pubblico, esprimendo la sua ammirazione per lo scrittore poliglotta e premio Nobel Elias Canetti, del quale riporta in epigrafe ne “La collina del vento” la seguente citazione: “La verità è un mare di fili d’erba che si piegano al vento, vuol essere sentita come movimento, assorbita come respiro. È una roccia solo per chi non la sente e non la respira; quegli vi sbatterà sanguinosamente la testa”.
Carmine Abate ha chiuso la rassegna letteraria
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