La mesagnese Serena De Nitto, funzionaria giuridica del carcere di Bollate di Milano, insegna ai detenuti per reati sessuali a non delinquere più facendo coltivare e vendere piantine per sostenere chi difende le vittime di abusi. “Per riparare al male fatto e cercare di non ricaderci”, dice. Sul settimanale Oggi c’è un interessante servizio dell’avvocato Giulia Bongiorno nella rubrica “Doppia Difesa” che cura assieme a Michelle Hunziker. Il noto penalista ultimamente ha ricevuto un assegno di 2 mila euro ricavato dalle vendite delle piantine. “In un contesto di assoluta inadeguatezza del sistema carcerario italiano – scrive la Bongiorno – vanno segnalate alcune eccezioni come quella della casa di reclusione di Bollate”. La Bongiorno ha ascoltato i reclusi della sezione sex offender coinvolti dalla De Nitto nel progetto Demetra. I detenuti si impegnano in un’azione simbolica di “restituzione sociale” dopo essersi dedicati alla coltivazione di alcune piante aromatiche che, nei giorni di permesso, hanno venduto in alcune piazze di Milano. Il Progetto si ispira al principio di giustizia riparativa, cioè chi ha commesso un reato cerca di riparare al danno prodotto. Del resto secondo l’art. 27 la Costituzione Italiana le pene devono tendere alla rieducazione del condannato per agevolarlo nel reinserimento sociale.
Come la mesagnese Serena De Nitto nel carcere di Bollate recupera stalker e violenti
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