Francesco Simone (a sinistra nella foto), 44 anni, mesagnese trapiantato a Pisa dove ha studiato e si è laureato in informazione scientifica sul farmaco, personal trainer e consulente tecnico per Centri Fitness, ha seguito i Boomdabash al Festival di Sanremo con il cuore in gola. Ieri sera, cioè stanotte, ripensando alla sua storia, alla storia della sua città, ha finalmente ha potuto gridare a tutti, al mondo, “Dalla testa bassa al petto alto”. E ha concluso: Grazie BooomdaBash, grazie Mesagne. Grazie a te Francesco.
“DALLA TESTA BASSA AL PETTO ALTO”. Forse lo zodiaco ci dice bene quest’anno, forse il Karma è venuto a visitare la mia città e ci è rimasto talmente bene che ha deciso di farle un regalo. La mia città ha 7 lettere e un nome che ha sempre fatto sorridere per quella strana rima che a sentirla ti viene l’acquolina in bocca. La mia città ha un nome, Mesagne, che a sentirlo tutti sorridono, da Aosta ad Agrigento, passando per la più vicina Molfetta o Castrovillari, perchè tra i denti sghignazzano …Lasagne. Il sarcasmo l’ho sempre considerato la prima sottile, elegante forma di bullismo. Subdola, tagliente, furba un po’ geniale. Di quelle che son fatte da quelli che sono furbi, non si fanno “shcumare”, come si dice a Mesagne. E allora Mesagne, sarcasticamente era sempre accompagnata da quella battuta tra i denti…Lasagne. Che a me faceva gola, come quelle di mia Zia Maria (bonanama, come si dice a Mesagne). Ma non mi faceva ridere, anzi mi “ttaccava ti nievi”, mi urtava, come si dice a Mesagne.
Poi è arrivato, il bullismo quello vero. Quello concettuale, quello pregiudiziale, quello che ti marchia perchè ha dei marchi, dei titoli. Dei sarcastici, taglienti titoli. Mesagne, ah si…la città della S… Cor… “Insomma, vabbe’…ci siamo capiti no?” “Vabbe’ dai, tanto si sa che da voi…”. E giù sarcasmo, e giù tante di quelle frasi fatte che in confronto i Baci Perugina erano poesie di Prevert. “No no, a Mesagne a giocare con te mio padre non mi manda, che gli fottono la macchina, che mò se l’é comprata”. “Noni , noni, a Mesagne col giubbotto antiproiettile devo venire”.
La vivevo male. Come se fosse colpa mia. Si perché la colpa era mia e un pò di tutti. Eravamo 31000 all’epoca: 31 334 per la precisione, come diceva l’Istat. Una città, bella, barocca. Ma sporca, io non capivo perché era sporca. Avevo 14 anni, un bambino non ancora diventato ragazzo. Figuratevi uomo. Pensavo che bastava lavarsi per tornare puliti. E poi quel nome, su RaiUno per cose sporche. A testa bassa. Sempre. Di dove sei? “Di…Mes…agne”. “Come? Crita….no si senti. “Di Mesagne”. “Ah…”. “Uscite spesso alla televisione”. Il silenzio. E quelle parole: il pizzo, il racket, la faida, gli affiliati, il 41bis, maxiprocesso. Io che conoscevo la pizzella, il Golden bar, la Chiesa, gli accoliti, il bus 14 che portava al centro a Brindisi, e il MaxiBon. Cos’era il pizzo? Perché tutti non mangiano la pizzella di Alfio che é la più buona?
Testa bassa, eppure è la mia Mesagne. Eppure è bellissima. Eppure Mesagne é mia madre, ed é bella e buona come mia madre. Eppure mi giustificavo: “vedi che é bella…”. “Si vabbé”. A testa bassa. Tornavo in camera. E mi ripetevo come per convincermi che non era così tutto il patrimonio artistico, storico, culturale. Mi rivedevo le foto delle Chiese, dei palazzi storici, rileggevo le leggende, i misteri di questa città, i Templari, i fantasmi del Castello, la Signura Leta. Nella mia cameretta a petto in fuori. Una sera di febbraio degli anni 80 chiesi a mia madre: “Mamma c’é qualche cantante di Mesagne che é andato a Sanremo?”. “Noni Francesco mì, Mesagne è piccola, ci vanno quelli di Roma, di Milano di Napoli, di Bari”. Che delusione, che hanno fatto di male le città piccole? Che sogno sarebbe stato se…
A volte piangevo, volevo correre per il basolato del centro storico. Volevo fotografare con la Canon di mio padre da 500 000 lire tutte le chiese e i palazzi, volevo stare una notte nel castello per vedere se davvero il fantasma esisteva e se c’era davvero un tunnel segreto fino al mare, volevo conoscere davvero il fantasma della Signura Leta e sentire i suoi lamenti passandoci una notte come nei film. Però mia madre non mi mandava. “E’ pericoloso”. Il silenzio. A testa bassa.
30 anni dopo. Il karma è stato in vacanza la scorsa estate a Mesagne, le é piaciuta così tanto che ha deciso di ricordarsi di lei.
Sono un uomo, 44 anni, o forse un bambino malinconico diventato uomo, sparando sorrisi per difendersi e non diventare mai veramente adulto.
Sul palco di Sanremo c’è una band di Mesagne, quella cosa che sembrava impossibile è diventato realtà. E ogni mesagnese avrebbe il dovere di camminare a testa alta e petto in fuori. I BoomDaBash? “Quelli di Mesagne”. Si di Mesagne. Qui non ci sono più lacrime e vergogna. Qui c’è festa e musica. E vi dirò di più. Quei 5 euro da spendere per il Televoto sono la cifra più bella che ogni mesagnese possa mai pagare a qualcuno della stessa città. Per avere in cambio orgoglio e calore.
Grazie BooomdaBash, e grazie Mesagne.
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Io amo mesagne…sergio da roma…e ci ritornero’ a vivere
Una cosa è certa, con questa cosa il libro su Mesagne ha chiuso definitivamente il suo capitolo pio buio.
Capisco che per una comunità sana portarsi dietro un cosa che ha segnato in negativo la sua storia sia pesante. Ma per quello che conosco io, vi posso garantire che solo in campo musicale, questa cittadina è famosa nel mondo da almeno venti anni! mi permetto volentieri di citare Massimo Barletta… ecco ad esempio grazie a lui e quello che ha fatto solo in questo campo, avrò sentito la la frase “ah Mesagne! il posto da dove viene…” almeno una decina di volte… in quasi tutti gli studi dove ho messo piede anzichè attorno a qualche palco che ha gestito,… Leggi di più »
Quando ebbi occasione di vedere cosa faceva nella musica Massimo, rimasi con gli occhi aperti. Avevo sentito parlarne, ma vedere a Milano un mesagnese con dei capi della musica che facevano la fila da lui per farsi dire cosa dovevano fare, era una atmosfera quasi surreale, il tutto unito alla sua discrezione. Che poi è così che bisogna essere: fare le cose e basta, piuttosto che avere la fissa di farsi ascoltare… quanto sarebbe bello fare qualcosa. Non glie l’ho mai detto anche perché non l’ho più incontrato, ma in quei momenti mi sono sentita orgogliosa di essere mesagnese, diversi… Leggi di più »