(di Alessandro Caiulo da il7 Magazine) Dopo il vittorioso esordio interno contro il Volare Benevento, altro netto successo delle ragazze della Cantine Paolo Leo Antoniolli Mesagne Volley che espugnano, con un secco 3 a 0, il parquet del Besana Nola e continuano a guidare la classifica del girone I della serie B2 a punteggio pieno. Domenica 3 novembre sarà ospite del Palazzetto dello Sport di via Udine la formazione marchigiana dell’Offida Volley e per le messapiche è l’occasione giusta per tentare un primo allungo in classifica. Soddisfatti, a fine gara, i dirigenti mesagnesi, mentre mister Simone Giunta ci tiene ad evidenziare che ci sono ancora margini di miglioramento e che bisogna continuare a lavorare in palestra per poter migliorare ancora le prestazioni di squadra e che l’impatto psicologico di una bella e convincente vittoria in trasferta, consente di lavorare meglio, più intensamente e con maggiore serenità.
Una atleta che non si è mai spaventata per il lavoro in palestra né si è mai tirata indietro quando si tratta di stringere i denti e che, anche in campo, corre e suda come pochi è Sara della Rocca, il libero del Mesagne.
Quello del libero nella pallavolo è un ruolo che mi piace paragonare al vecchio mediano difensivo nel calcio, un ruolo la cui importanza solo gli esperti riescono ad apprezzare e di cui, in molti, non riescono a comprenderne né la difficoltà, né l’importanza che riveste per l’intero impianto di gioco di una moderna squadra di volley.
Dal libero ci si aspetta e si pretende il recupero impossibile, una reattività ai limiti delle possibilità umane, il tuffo disperato ad intercettare un pallone, la mano fra il parquet e la sfera un centesimo di secondo prima che sia punto per l’avversario: Sara della Rocca, brindisina che ha passato parte della sua infanzia a Bologna prima di ritornare nella sua terra – sorella minore di Francesco e Luigi, calciatori professionisti che hanno calcato anche i manti erbosi della Serie A – è tutto questo ed anche di più, dal momento che, per doti fisiche e capacità tecniche, è in grado di giocare, come per anni ha effettivamente giocato, da schiacciatrice laterale, cioè, sempre per effettuare un paragone con i ruoli nel calcio, da attaccante. Ed è proprio a lei che rivolgiamo qualche domanda.
Sara, prima di chiederti qualcosa che riguarda il tuo presente sportivo, vorrei porti una domanda più personale, per farti conoscere meglio ai nostri lettori ed ai tuoi tanti tifosi: in casa tua hai respirato sport a ottimi livelli fin da piccolina, come hai maturato la scelta di dedicarti proprio alla pallavolo? “In realtà ho provato anche vari altri sport, dal pattinaggio alla ginnastica, dal calcio al basket, ma non c’è stato niente da fare: con la pallavolo è stato amore a prima vista. Erano gli unici allenamenti che non saltavo mai. Per cui, alla fine, ho deciso di fare solo quello, ho iniziato dal mini volley e, da allora, non ho mai smesso”.
Puoi descrivere la tua carriera di pallavolista prima di approdare nuovamente a Mesagne dove, da ragazzina, avevi già giocato in prima squadra. “La mia carriera, come ho accennato prima, parte dal mini volley nella squadra del paese dove abitavo da piccola in provincia di Bologna, da lì sono stata chiamata a far parte delle giovanili di una squadra di Bologna. A 16 anni mi sono trasferita a Brindisi ed ho iniziato a giocare con l’Assi, poi per due anni sono stata proprio a Mesagne (vincendo anche il campionato), sono tornata a Brindisi, dove e ho vinto sia il campionato di serie C che quello successivo di serie B2 ed ho iniziato a giocare in B1. Dopo di che ho cominciato a girovagare per l’Italia: Bergamo, Pescara, Cutrofiano, Castellammare di Stabia e, l’anno scorso, Genova. La mia è stata è stata una carriera ricca di grandi emozioni, di amicizie meravigliose che rimangono nonostante la distanza sia in termini di anni che di chilometri. Ovviamente, siccome lo sport è specchio della vita, come è normale che sia, non sono mancate le delusioni. Certamente ho avuto la fortuna di giocare con grandi atlete che mi hanno dato tanto e insegnato soprattutto il rispetto e i principi fondamentali dello sport in generale e per il nostro sport in particolare”.
Da laterale che eri ti sei ritrovata, da qualche anno a questa parte, a giocare da libero con risultati davvero ottimi: da cosa è stata dettata questa scelta? “Questa è una domanda che mi fanno in tanti, perché essendo stata laterale e sono anche 1,75 cm, altezza decisamente anormale per il ruolo di libero, che molti vedono quasi come un ripiego, non riescono a capire come faccia a piacermi questo ruolo che ad alcuni sembra addirittura “inutile” e privo di emozioni. In realtà ho sempre desiderato fare il libero, mi ha sempre gasato di più fare una una super difesa o una ricezione perfetta che un punto in attacco. Per questo, dopo essermi rotta il crociato anteriore a 21 anni, quando, ripresami dall’infortunio, mi hanno proposto il cambio ruolo per me è stata davvero una grande gioia”.
Veniamo al presente ed il presente si chiama supercorazzata Mesagne: come è giocare in una squadra che, senza mezzi termini, punta a vincere il campionato, per di più in un ambiente in cui il tifo è caldo e sempre vicino a voi? “Senza usare tanti giri di parole, è bellissimo. Avere un pubblico così caldo e sempre presente sia in casa che in trasferta è la nostra forza in più. Per il resto siamo una squadra unita, un gruppo che si trova benissimo insieme e che ha tanta voglia di lavorare e fare bene”.
L’ultima domanda riguarda due tue compagne di squadra, brindisine come te, Valeria Cristofaro ed Alessandra Iacca: vuoi provare a descriverle in poche parole come atlete e come ragazze? “Valeria per me è come una sorella in campo ma soprattutto nella vita. Ci conosciamo ormai da dodici anni e di soddisfazioni insieme ce ne siamo prese un bel po’. È un esempio in palestra per le più piccole ed è impossibile non amarla. Alessandra anche la conosco da quando era ancora piccolina, è cresciuta tantissimo ed è diventata una giocatrice con la G maiuscola. Da qualche giorno si è laureata ed è dottoressa in Economia, per cui direi che è l’esempio perfetto di come si possa riuscire a dare il massimo tanto nello sport, quanto nella vita”.
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