Bellissimi, amatissimi e giustamente protetti ma… rischiano di essere vissuti come un un’ulteriore problema nelle battute svolte dai natanti della piccola pesca in un’ampia porzione del Mar Adriatico Meridionale. Quando uno dei mammiferi più amati dall’uomo, il delfino, rischia di complicare il lavoro di tantissimi pescatori.
E’ uno tra i temi emersi durante la due giorni di formazione dedicata al corso Haccp organizzato dalla Flai Cgil. Una due giorni molto importante non solo dal punto di vista formativo, ma anche per il coinvolgimento diretto dei pescatori nelle discussioni inerenti le problematiche quotidiane del comparto a partire da retribuzioni che scontano un metodo arcaico e che il gergo marinaresco definisce “alla parte”, o l’assenza del diritto alla malattia perché regolati da una legge vetusta, nonché i diversi problemi connessi alle quotidiane difficoltà che spesso determinano perdita di giornate di pesca (e quindi mancate retribuzioni) in assenza di adeguati ammortizzatori sociali strutturali.
“Quello dei delfini – ha spiegato Leonardo Fumarola – rappresenta ormai da tempo il vero e proprio “tallone d’Achille” dei pescatori. Spesso siamo costretti a rinunciare alle battute di pesca perché i delfini, per procurarsi il cibo, rompono le reti. Il problema riguarda tutto il basso Adriatico dove questi mammiferi, amatissimi, hanno trovato un adeguato habitat. E non è un problema che si possa aggirare cambiando la profondità delle acque in cui pescare o che riguarda un periodo particolare dell’anno. La presenza è costante e si nutrono del pescato che resta impigliato nelle reti danneggiandole. A nulla vale l’impiego di altra strumentazione tecnologica che abbiamo acquistato come deterrente. Siccome sono esseri intelligentissimi dopo un paio di settimane hanno aggirato l’ostacolo e sono ritornati a rompere le reti. Il disagio è su tre fronti: i soldi impiegati per acquistare nuove tecnologie sono andati in fumo; spesso siamo costretti a nuovo acquisto di reti e a costose continue riparazioni con conseguente perdita di reddito. Occorrono sostegni urgenti anche perché il danno è rilevante. Dunque, è giusto che i delfini siano protetti ma è necessario individuare un sistema che guardi alla protezione dei nostri redditi ”.
Per il Segretario generale della Flai Cgil di Brindisi, Cosimo Della Porta, “è necessario portare all’attenzione delle istituzioni regionale questo problema per individuare strumenti di sostegno e compensazione ai danni patiti dai pescatori delle cooperative di pesca sia sul fronte delle giornate lavorative perse sia per quanto riguarda la questione relativa agli investimenti in attrezzature. Di ciò, la nostra categoria di rappresentanza intende farsene carico restando al fianco dei pescatori, pur nell’assoluto e prioritario rispetto della biodiversità delle specie marine”.
Tra i vari temi trattati: Conservazione e trasporto del pescato nel rientro; Conservazione crostacei e alterazione enzimatica per prevenzione menatosi nei crostacei; Pulizia e sanificazione di imbarcazioni e superfici. Non è mancata l’illustrazione dei fondi integrativi e sanitari a cui hanno diritto di accedere gli addetti del settore e dei relativi benefici previsti dalla contrattazione collettiva. L’auspicio è quello di un’adesione totale a tali strumenti che finalizzano un generale miglioramento salariale e reddituale.
Diritti e doveri, corso di formazione HCCP per i pescatori
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