L’artificioso intreccio tra il gasdotto e i gravi problemi di certi martoriati territori. Il progetto del Presidente della Regione Puglia Emiliano sulla cosiddetta “rivoluzione ambientale” nell’area jonico-salentina sarà pure generoso ma, al di là delle intenzioni, risulta oggettivamente destinato ad avere una sola funzione: quella di favorire la politica dello scaricabarile di chi, a fronte di una procedura amministrativa sostanzialmente ultimata, punta al trasferimento del gasdotto da San Foca alla costa brindisina.
Le società interessate (Tap ed Enel) hanno fatto a riguardo sapere, con maggiore o minore diplomazia, che si tratta di un disegno fantasioso e, sul versante critico del tutto diverso, è facile osservare che tale disegno non è sorretto da alcun serio impegno politico-istituzionale o aziendale. Esso si espone al seguente rilievo: la conversione a gas della centrale a carbone di Cerano e una effettiva ambientalizzazione dello Stabilimento Siderurgico di Taranto possono essere realizzate lasciando il gasdotto nel sito già prescelto dopo accurati e approfonditi accertamenti condotti anche in chiave comparativa rispetto a diverse ipotesi a suo tempo prospettate.
Riteniamo poi inopportuna e politicamente mortificante la pretesa secondo la quale Brindisi dovrebbe accettare il gasdotto in sostituzione del rigassificatore a suo tempo progettato e poi accantonato sotto una valanga di fondate censure. Brindisi e Taranto sono due province che hanno pagato con costi elevatissimi errate politiche di industrializzazione che non hanno risolto i problemi occupazionali e hanno reso assai precaria la situazione economica della nostra comunità.
Ci chiediamo inoltre come mai la Regione, ritenendo necessaria la trasformazione a gas dell’alimentazione a carbone della centrale di Cerano, non esprima, in sede di apertura della procedura AIA tuttora in corso, le sue fondate preoccupazioni in ordine alla prosecuzione dell’alimentazione a carbone di tale impianto. Comportamento questo che consideriamo doveroso dal momento che si è in presenza di evidenti danni sanitari recentemente stimati per l’intero Salento dal noto e più volte richiamato studio del CNR.
La vicenda del gasdotto Tap, da una parte, e le gravi situazioni sociali e ambientali di certi martoriati territori, dall’altra, sono questioni diverse che non vanno in alcun modo artificiosamente intrecciate. Si tratta di problemi, quelli della nostra provincia (come quelli della provincia jonica), che vanno approfonditi e affrontati con la collaborazione di tutte le istituzioni interessate e con l’insostituibile metodo della partecipazione democratica.
ohhhh finalmente a viso scoperto,dirlo implica che le decisioni di devastarlo,il territorio intendo,hanno dei mandanti ed esecutori ben precisi………… mi spiego: su quale basi si è parlato di compensazioni territoriali per l’HUB di transito e collegamento a rete Snam gas a Mesagne? su quali studi d’impatto ambientale si farà riferimento? la popolazione nè è stata informata? sono stati firmati accordi? e in tal caso da chi? le giunte presenti e passate sono al corrente che prendere queste decisioni implica il coinvolgimento della popolazione? Caro Prof. Giuseppe Messe,sà benissimo quanto la stimo,ma un appendice d’indagine nel senso del giornalismo d’inchiesta,fornirebbe ai… Leggi di più »