(di Ermanno Angelini, cardiologo Utc “Perrino” Brindisi, nella foto) Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di mortalità in Europa, con oltre 4,3 milioni di morti nel 2005, una morte ogni due. Oltre il 40% di queste sono premature in quanto si verificano prima dei 75 anni di età (1,8 milioni) e il 54% colpisce soggetti di genere femminile. Le forme più comuni di malattie cardiovascolari sono la cardiopatia ischemica e l’ictus, che costituiscono rispettivamente il 22% (1,9 milioni) ed il 14% (1,2 milioni) del totale dei decessi. La cardiopatia ischemica è responsabile del 20% di tutte le morti al di sotto dei 75 anni. I tassi di mortalità cardiovascolare sono scesi in maniera costante dagli anni 80 nell’Unione Europea e dagli anni 90 nell’Europa centrale.
A differenza degli andamenti di mortalità, i tassi di dimissione ospedaliera per malattie cardiovascolari sono aumentati nella maggior parte dei paesi europei. Altre forme di malattie cardiovascolari (compreso lo scompenso cardiaco) costituiscono più della metà di tutte le dimissioni ospedaliere nella maggior parte dei paesi europei. Le variazioni e le differenti manifestazioni delle malattie cardiovascolari rispecchiano i cambiamenti osservati nei fattori legati allo stile di vita.
Nel 2006 i costi complessivi imputabili alle malattie cardiovascolari nella UE hanno superato i 190 miliardi di euro, di cui 110 per l’assistenza sanitaria (il 54% per l’assistenza ospedaliera, il 28% per le terapie mediche e il 18% per altro). Ciò configura una spesa media di 223 euro annui pro capite o il 10% dei costi complessivi dell’assistenza sanitaria. Fin dagli anni 60 sono stati identificati multipli fattori di rischio cardiovascolare. Le teorie socio-ecologiche hanno identificato le relazioni che intercorrono fra i diversi livelli di determinanti per le malattie croniche, dimostrando in maniera univoca come il comportamento individuale sia connesso ad una serie di altri livelli. Di conseguenza, la descrizione di rischio cardiovascolare che ne scaturisce e’ estremamente variabile, implicando talora la presenza di lesioni su una parete arteriosa, i livelli di lipidi plasmatici, un’alimentazione non sana e una scarsa attività fisica, l’esposizione all’inquinamento atmosferico, quartieri a rischio per un trasporto fisicamente attivo (che implichi il camminare o l’uso della bicicletta) e per una inadeguata pianificazione urbanistica, la povertà, le politiche di pianificazione statale e decentrata e le ripercussioni di accordi commerciali internazionali. Tali fattori possono essere descritti come un’asse di gerarchie interconnesse, da un livello micro (per es. Le scelte individuali o l’influenza dell’ambiente familiare) attraverso un livello intermedio (per es. Il luogo di lavoro o l’assistenza sanitaria) e un livello macro (per es. Le politiche statali, regionali o provinciali), fino ad un livello globale (per es. Le politiche nazionali e le ripercussioni del commercio internazionale).
Mentre le strategie personalizzate si concentreranno sul livello micro, le strategie di prevenzione indirizzate alla popolazione generale dovrebbero focalizzarsi sui livelli intermedio, macro e globale. La responsabilità dovrebbe essere condivisa fra politici, autorità amministrative, professionisti del settore sanitario ed organizzazioni non governative (Ong), che dovrebbero vagliare l’equilibrio fra salute e profitto ed essere consapevoli dei conflitti d’interesse con le industrie.
La comunicazione al pubblico dovrebbe essere responsabilità delle autorità sanitarie e non dell’industria. In questo contesto si inserisce il convegno-tavola rotonda “stati generali del cuore” organizzato dall’associazione “Brindisi cuore” per il 24 maggio, con l’obbiettivo di aggregare i diversi responsabili del livello intermedio di prevenzione, ambiente scuola e alimentazione, su politiche strategiche di correzione dei fattori di rischio delle malattie cardiache e di promozione di stili di vita più igienicamente corretti. La filosofia alla base di tale convegno consiste nella ricerca, da parte dell’associazione “brindisi cuore”, di nuove alleanze nel contesto sociale in cui opera da diversi decenni per ottimizzare l’assistenza al cardiopatico e per rimuovere le antiche barriere che si frappongono tra il mondo della sanità’ e il mondo dell’organizzazione socio-politica del vivere quotidiano.