Gentile direttore, come si dice a Mesagne: “sputa ca mmisca”. Proprio qualche giorno fa le ho mandato una riflessione in seguito alle dichiarazioni dell’assessore Librato. Sarebbe utile riproporle alla luce dei fatti di ieri in seguito alla forte pioggia, anche alla luce del fatto che il suo sito era inaccessibile nei giorni in cui le ho inviato quanto scritto.
Egregio Direttore gli spot quotidiani dell’Assessore ai LL.PP. cominciano ad essere stucchevoli tanto sono spocchiosi ed autocelebrativi: l’ultimo, in ordine di tempo, quello con cui viene annunciato il finanziamento per l’ulteriore potenziamento del canale Galina-Capece condito da questa solenne dichiarazione ”la messa in sicurezza della città è il primo passo da compiere quando si assume un ruolo così delicato. Mesagne è un territorio fragile e proteggerlo mettendo in atto una politica di visione della sua messa in sicurezza a lungo termine è per noi il dovere morale più alto da perseguire”.
La lettura del comunicato induce a credere che l’Assessore, vivendo da anni al Nord (Monopoli – BA), abbia sviluppato i tipici pregiudizi ed i luoghi comuni nei confronti dei meridionali uomini, donne, amministratori, professionisti, dipendenti comunali ecc. sforniti della necessaria forza morale, incapaci di immaginare una città più vivibile, di approntare la più semplice iniziativa per la tutela e la salvaguardia del territorio. Per fortuna, a sentire le dichiarazioni del nostro, il peggio in ogni caso è alle spalle: da quasi un anno Mesagne può contare su una nuova “visione” utile per riscrivere la propria storia, a partire dalla messa in sicurezza e cura del territorio da tanto tempo abbandonato a se stesso e, per tale ragione, preda delle calamità naturali.
L’Assessore volutamente omette di sottolineare che il finanziamento in questione afferisce al IV stralcio di un progetto molto più articolato per il quale, nel corso degli anni, il Comune di Mesagne ha già ricevuto dalla Regione Puglia contributi per circa 6 milioni di euro; progetto che affonda le sue radici in un ormai lontano giorno d’autunno. Era, infatti, il 26 novembre 2003 quando un perdurante e violento temporale si abbatté sulla città; intorno le 16.00 la pioggia smise di cadere ma, dopo circa due ore, accadde qualcosa che a Mesagne, a memoria dei viventi, non si era mai verificato. Una quantità enorme di acqua e fango proveniente da Latiano, Oria e Torre S.Susanna si riversò nel canale Galina–Capece il quale tracimò inondando abitazioni, scantinati in diversi punti della città ma con epicentro il quartiere “Seta” e la Contrada “Calderoni”. Solo per mera fortuna non ci scappò il morto; fu allora che il Sindaco dell’epoca, l’avv. Mario Sconosciuto, avviò una incisiva ed encomiabile azione politica volta a mettere in sicurezza territorio. A guidare quel Sindaco gentiluomo, non fu alcuna “visione”, o fenomeno paranormale, ma più semplicemente gli incubi, che da quel momento in poi, cominciarono ad assillarlo ogni qualvolta una nuvola si addensava all’orizzonte insieme alla preoccupazione della salvaguardia della città e l’incolumità dei propri cittadini. Per queste ragioni fu affidato al Prof. Alberto Ferruccio Piccini,del Politecnico di Bari, uno studio di fattibilità che, partendo dalla analisi del reticolo idrografico del territorio, indicasse le misure più idonee da adottare per scongiurare in futuro il ripetersi di simili eventi. Mesagne fu classificata tra i Comuni Pugliesi a rischio idrogeologico e lo studio di fattibilità, che prevedeva una somma superiore ai 20 milioni di euro per la totale messa in sicurezza del territorio, tradotto in un progetto preliminare. Quel progetto, dal 2003 sino ad oggi, è stato utilizzato da tutte le Amministrazioni che si sono succedute, compresa quella in carica, per reperire i fondi necessari al suo completamento quando la Regione ha stanziato risorse per le aree a rischio di dissesto idrogeologico. Sono state in tal modo realizzate innumerevoli opere, la più evidente la vasca di laminazione in Contrada Calderoni, grazie alle quali molte zone del centro urbano da alto sono state, poi, classificate a medio o basso rischio. La smetta, quindi, l’Assessore con la mistificazione della storia, solo per soddisfare il vizietto di appuntarsi sul petto medaglie non conquistate in battaglia, semmai chiarisca ai Mesagnesi che i lavori finanziati certamente mitigheranno ancora di più il rischio idrogeologico, ma non serviranno a scongiurare gli allegamenti in alcune porzioni dell’aggregato urbano: viale Indipendenza angolo via San Lorenzo ( residenti hanno a lungo protestato dopo l’acquazzone dei giorni scorsi (NdD), via G. Marconi angolo Via Lazio; Via Tumo; Via Torre ang. Via Arco Ferraro. In particolare per quest’ultima, notoriamente sprovvista di fogna bianca, verifichi se lo sviluppo della lottizzazione Sant’Antonio va di pari passo con la realizzazione del sistema di smaltimento delle acque piovane previsto in progetto, al fine di evitare che l’implementazione del carico urbanistico finisca per aggravare, in quell’area, una situazione già compromessa. Dica, a conforto del “dovere morale” di cui si sente investita, se prima del rifacimento delle strade – senza correre il pericolo di vederle allagate il giorno successivo – intenda utilizzare il mutuo contratto di tre milioni di euro per intervenire sul sistema idraulico cittadino. Faccia, in sintesi, l’Assessore, non si attardi ad organizzare eventi e kermesse per quelli il Comune di Mesagne si è già dotato di un Direttore Artistico certamente capace e competente”.
Interessante. C’è in effetti un eccesso di auto celebrazione misto a glamour in questo assessorato che sembra voler primeggiare sul passato e sul presente.