Ma quale spending review. La spesa corrente del Comune di Mesagne per quanto riguarda i consumi di energia elettrica nell’anno 2017 è aumentata del 46 per cento rispetto a quella che era la previsione iniziale. Resta un sogno nel cassetto l’eliminazione o la riduzione dei capitoli di spesa. Perché? La causa dovrebbe essere cercata da chi governa la città. Mentre la crisi induce le famiglie a ridurre i bilanci e a stringere la cinghia, le spese del Comune si gonfiano. Sarà forse una scelta politica permissiva riguardante la finanza comunale che tutti i governi che si sono succeduti alla guida della città hanno sempre coltivato come funzionale ed essenziale al loro potere politico? L’aumento anomalo dei consumi totali per canoni e pubblica illuminazione non contribuiscono alla crescita in quanto riducono gli spazi per le spese di investimento che dovrebbero servire alla crescita. Qualche esempio. Per i servizi istituzionali, generali e di gestione, da una spesa prevista di 30 mila euro si è passati a 45mila euro; per istruzione e diritto allo studio da 47mila si è passati a 65mila euro di spesa; politiche giovanili sport e tempo libero da 10 mila a 17 mila; sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente da 6mila a 10mila; assetto del territorio ed edilizia abitativa, edilizia residenziale pubblica e locale, piani di edilizia economico-popolare da una previsione di consumo di pubblica illuminazione da 400mila a oltre 600mila euro. Nell’anno 2017 tra canoni e consumi da una previsione di 571mila euro si è passati a 833.842mila euro: un aumento di 262.500mila euro. Che dire: il Comune di Mesagne ha dilatato le spese per i consumi di energia elettrica a carico delle casse altrui, ossia delle nostre. Si può applicare qui la massima «il convento piange, i frati ridono» considerato che il bilancio comunale a carico di tutti noi? Si arriverà mai al controllo analitico delle spese?
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