Il Tribunale di Brindisi, sezione staccata di Mesagne, lo aveva condannato a 6 mesi di carcere oltre al pagamento delle spese processuali in quanto lo aveva ritenuto colpevole di aver offeso in luogo pubblico e alle presenza di più persone l’onore e il prestigio della vigilessa A. G.. La seconda sezione penale della Corte di Appello di Lecce, invece, lo ha assolto perché il fatto nono sussiste. I fatti risalgono a novembre del 2010. L’imputato C. T. durante la contestazione di una multa, avrebbe detto alla vigilessa “tu non sei nessuno e non puoi fare multe”. L’avvocato difensore dell’imputato ha sostenuto che la vigilessa non poteva rivestire la qualifica di Pubblico Ufficiale in quanto stava svolgendo un periodo di affiancamento ai vigili di ruolo per carenza di personale. Inoltre ha sostenuto che il suo assistito era convinto di non avere a che fare con un Pubblico Ufficiale per cui non ci può essere il dolo generico del reato. Inoltre non è stato provato che la frase fu detto in presenza di più persone. La legge prevede in questi casi la presenza di almeno due persone. A sostenere la deposizione dell’agente in questione intervenne un maresciallo della polizia locale che, però, giunse sul posto in un momento successivo. Anche la presenza di un testimone della difesa (che peraltro ha negato che l’imputato abbia proferito quella frase diffamatoria) non determinò la presenza di numero due persone presenti sul fatto. C.T. poteva essere condannato magari per ingiuria. Ma non fu presentata querela. Così l’imputato è stato assolto.
Il vigile urbano “temporaneo” non è Pubblico Ufficiale
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