I coordinatori di Progettiamo Mesagne e di Meetup Mesagne 5 Stelle, Antonio Calabrese e Angelo Josè Pacciolla (nella foto), dopo l’inaugurazione tenuta ier mattina dell’Ospedale di Comunità, si dicono fortemente sdegnati dai toni – che definiscono inopportuni e trionfalistici – della manifestazione svoltasi all’ex ospedale San Camillo De Lellis. “Toni – sostengono – tesi a far credere all’opinione pubblica, anche per evidenti motivi elettorali, che si sta realizzando un nuovo e virtuoso modello sanitario. In realtà – dicono – si cerca di distogliere l’attenzione riguardo al clamoroso fallimento delle politiche sanitarie locali e regionali, a firma del sindaco Pompeo Molfetta, del consigliere regionale Mauro Vizzino, del parlamentare Toni Matarrelli e del presidente della Regione Michele Emiliano“. Una struttura che dovrebbe fare da ponte tra i servizi territoriali e l’ospedale di riferimento, per tutte quelle persone che non hanno necessità di essere ricoverate in reparti per acuti, ma bisognosi di un’assistenza sanitaria preparatoria a quella domiciliare. “Il punto è che l’implementazione di questo servizio può avere un suo senso se si inserisce in un contesto virtuoso, ossia in un sistema sanitario capace di rispondere con efficacia alla domanda di salute proveniente dall’utenza territoriale – spiegano -. Ma, come tutti sanno – continuano – la nostra provincia, complice l’incapacità dei rappresentanti politici locali di difendere gli interessi del proprio territorio, è quella che presenta le maggiori criticità in termini di offerta sanitaria. La media dei posti letto ogni mille abitanti si attesta intorno ai 2,6, un dato scandaloso che si pone molto al di sotto della media nazionale (3,7) e regionale (3,4). La rete dell’urgenza-emergenza presenta grossi deficit gestionali: basti solo pensare ai notevoli disagi arrecati all’utenza dal Pronto Soccorso del Perrino, quasi sempre congestionato. Sono carenti alcuni servizi essenziali quali i Centri dialisi e i Centri di prevenzione della salute. Ci sono liste d’attesa interminabili e, infine, l’assistenza domiciliare che, invece di essere incrementata, viene inopinatamente tagliata determinando il mancato mantenimento dei livelli essenziali di assistenza, la cosiddetta Lea”. Per Calabrese e Pacciolla siamo di fronte ad un quadro a dir poco sconfortante. “Appare evidente che l’ospedale di comunità non rappresenta la principale priorità per il nostro territorio – aggiungono -. Tale struttura corre il rischio di essere utilizzata “impropriamente”, ad esempio per delocalizzare pazienti geriatrici non ancora stabilizzati e che non trovano posto nelle unità operative per acuti, visto il deficit di posti letto. In questi casi il trasferimento comporterebbe una riduzione della qualità delle cure. Infatti l’assistenza negli ospedali di comunità si limita a visite generali ed esami di laboratorio, con conseguenze negative per il paziente; oppure per “parcheggiare” un paziente in stato di indigenza in attesa di essere allocato in una residenza sanitaria assistenziale. Peraltro – concludono – l’esiguità dei posti assegnati a Mesagne, 12 posti letto all’interno di un bacino potenziale di 60.000 abitanti del distretto socio sanitario, che dovrebbero essere gestiti dai medici di base, potrebbe determinare una corsa “all’accaparramento” del posto letto di comodo.
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