E’ quanto ha dichiarato Emiliano Santoro (nella foto) al CorrierEconomia, inserto del Corriere della Sera. Emiliano, mesagnese, 34 anni, professore universitario in Economia con master e PhD. Un talento all’estero: da Cambridge a New York e Copenaghen, con Mesagne nel cuore dove torna appena può. Domenica scorsa lo abbiamo incontrato nel centro storico in compagnia Malvaso, amico d’infanzia. La scorsa estate è venuto a trovarci a casa per salutarci: non ha dimenticato gli anni trascorsi alla Maya Materdona e nella pallacanestro e per riabbracciare Dario, l’amico di classe.  Lo abbiamo incontrato in città anche con la carrozzina e la primogenita Elettra, avuta dal matrimonio con Roberta. Lo cercavamo per “precettarlo” per la prossima edizione di “Mesagnesi nel Mondo” perché Emiliano è da additare come esempio ai tanti giovani mesagnesi.
Nell’ultima tornata dell’abilitazione scientifica nazionale ha conseguito l’idoneità da professore ordinario. Attualmente è professore associato di Economia all’Università di Copenaghen. Emiliano, dopo la laurea in Economia Politica a Bologna nel 2002, ha conseguito un Master in Economics all’Università di New York nel 2004, un Dottorato in Economia alla Cattolica di Milano nel 2006 e un PhD in Economics all’Università di Cambridge nel 2008. Dopo 5 anni nel Regno Unito, ha partecipato al Job Market for Economics, evento organizzato dalla Società Americana degli Economisti e quindi ha accettato di partire per la Danimarca dove nel 2012 è diventato professore associato all’Università di Copenaghen. Attualmente, e sino a settembre, lavora alla Cattolica di Milano, su un suo progetto di ricerca finanziato dalla UniCredit. A settembre tornerà in Danimarca ma accarezza l’idea di tornare in pianta stabile in Italia per diffondere cultura economica,  “In Italia – dice – dovremmo preoccuparci della crescente incapacità di assorbire i tanti laureati che varcano i confini nazionali. L’ultima recessione ha scoperto le profonde arretratezze del nostro sistema Paese per cui più che di una ripresa dovremmo preoccuparci di rigenerare il nostro tessuto produttivo e sociale: un lavoro immenso se continuiamo a privarci delle nostre energie più creative”.
“Io credo ancora nel Sud. Per questo voglio tornarci”
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