(di Cosimo Scalera*, nella foto) Oggi in Italia stiamo vivendo conseguenze negative frutto di un governo passato di centrodestra che non ha saputo affrontare la crisi economica, trascurando che l’evento negativo stesse colpendo anche il nostro “paese”. Sdrammatizzare la crisi con tristi e inopportune battute ha portato ad una perdita di credibilità a carattere europeo e aver perso anni di programmazione per rilanciare i settori di produzione e di mercato ha portato ad un punto di difficoltà economica con la conseguenza del debito pubblico in aumento e a pagare questo debito purtroppo con la vita e con i sacrifici sono i cittadini.
L’Italia era arrivata al rischio di fallimento e la scelta del Presidente della Repubblica di richiamare le forze politiche ad un senso di responsabilità e presa di coscienza della situazione di crisi che coinvolgeva il nostro paese, ha portato alla decisione di sostenere un governo tecnico e fin dall’inizio dell’operato tale governo ha avuto l’obiettivo di risanare il debito pubblico e recuperare la credibilità,due punti programmatici che hanno avuto la giusta considerazione nei vertici europei ,ma per quanto riguarda la gestione equa, sono stati chiamati gli italiani ad ulteriori sacrifici e si è rivelato uno scenario già visto in passato,perché a rimetterci sono sempre le fasce socialmente deboli, come i lavoratori, i pensionati, i precari, i disoccupati, ecc.
Inoltre escludendo un adeguamento delle tasse per gli speculatori finanziari e l’inserimento della patrimoniale per le fasce più ricche, è stato creato un abbattimento dei consumi e quindi di produzione, portando ad una recessione del paese.
Oggi più che mai si ha bisogno di riattivare il settore della produzione, incentivando aiuti alle piccole e medie imprese per un recupero di mercato e di occupazione per rilanciare l’economia nazionale, perché la difficoltà generale si ripercuote a cascata ai livelli regionali e comunali.
Allo stato attuale appaiono evidenti le due posizioni strategiche che ci troviamo di fronte, da un lato la crisi economica e il debito pubblico che con le decisioni a carattere nazionale si stanno ripercuotendo verso i Comuni non solo con i tagli agli aiuti sociali destinati alle fasce deboli e ai servizi per i cittadini, ma anche inserendo un ulteriore tassazione cosiddetta Imu (tassa sull’abitazione), che ricade a nostro parere sulle fasce socialmente deboli, perché il governo tecnico non ha avuto il coraggio di mettere una patrimoniale sui grandi patrimoni per trovare risorse e l’unica patrimoniale che è stata attivata è quella sui ceti medi e popolari,l’IMU sulla prima casa, che a nostro parere è necessario attraverso strumenti idonei a livello locale cercare di eliminare; dall’altro lato la riforma contro il lavoro, che non assicura un’occupazione solida e degna che tenga lontano dai licenziamenti e dalla disoccupazione e anche qui a livello locale si dovrebbe pensare a forme di lavoro che riqualifichino e rivalutino i lavoratori del proprio territorio.
Magari pensando alla sostituzione di alcuni bandi indirizzati a ditte esterne (esempio quello sulla manutenzione del verde pubblico e la manutenzione di edifici comunali) a rivolgerli a categorie in cassa integrazione, in mobilità, o disoccupati del nostro territorio, per creare insieme alle borse lavoro delle opportunità di sostentamento non solo economico ma anche morale e sociale del cittadino.
Si comprende che i partiti stiamo vivendo un periodo di insicurezza e questo rischia di alimentare due nemici della democrazia: l’antipolitica e il populismo che sfrutta la difficoltà sociale, ma non dobbiamo comunque dimenticare il nostro senso di darsi alla politica, cioè di essere al servizio della comunità.
I partiti quindi devono lasciare da parte l’assoggettamento alle lobby e ai gruppi di potere,devono riprendere ad affermare un proprio punto di vista autonomo, partendo di nuovo dal concetto di bene comune.
* Coordinatore di Sinistra Ecologia Libertà