(di Elio Galiano nella foto)
Nota inviata al giornale circa tre anni fa. È notizia di questi giorni il ripristino della processione. Con mio sommo rammarico ho appreso che la processione dell’Addolorata nel venerdì santo sarà soppressa. Anni fa nel quaderno delle mie memorie annotai quanto sotto riportato in corsivo. Da bambino non potevo conoscere quanto scritto da Kierkegaard, che trovò la fonte della vera religiosità nell’infinito. Rileggendo la nota mi meraviglio quanto fosse in sintonia l’animo di un bambino e il sentire di un grande pensatore, che ci ha indicato, a differenza di quanti praticano un cattolicesimo paganeggiante, la vera via che conduce alla scoperta di Dio. Mi son chiesto perché pubblicizzo la nota riportata. Per far retrocedere dalle loro decisioni “le gerarchie cattoliche”? Non lo credo. Del resto, un fedele, come i cittadini italiani nell’odierna democrazia evanescente, non ha poteri decisionali. E allora? Solo la speranza di mettermi in sintonia del sentire con quanti negli anni scorsi hanno vissuto quella “angosciosa notte”, che ha contribuito far germogliare nei nostri animi l’autentica religiosità.
La notte di ogni giovedì santo alcune note strazianti di una tromba a ricordo del dolore della Madre di Cristo, in cerca del Figlio, mi facevano sobbalzare dal letto. Quelle note penetravano in tutto il mio corpo, nelle mie viscere; provavo sgomento, ero quasi sospeso nel nulla angoscioso. Nel buio della notte quelle note, nel silenzio assoluto, mi terrorizzavano e mi spingevano nel mare del mistero, condizione primaria ed essenziale della religiosità. Tremante ed infreddolito, mi levavo da letto pian piano, accorto a non fare il minimo rumore. Socchiudevo l’anta della finestra e sbirciavo fuori. Nell’oscurità della notte riuscivo a scorgere la statua dell’Addolorata; i suoi occhi rivolti verso il cielo attestanti uno stato di profonda sofferenza. La statua personificava il dolore. Venerdì Santo si svolgeva la processione dei Misteri: statue raffiguranti le varie tappe delle sofferenze di Cristo prima della crocifissione, infine il Crocefisso e ad una certa distanza la stessa statura della Madonna della notte del giovedì antecedente e nel silenzio assoluto le stesse struggenti note. La gente quasi pietrificata fissava le statue nel loro lento procedere. Qualche donna anziana, velata di nero, si inginocchiava sulla nuda terra e con le mani congiunte pregava silenziosamente. Io seguivo con occhi sbarrati tutta la scena e, guardando la gente con lo sguardo fisso ed implorante. Brividi percorrevano il mio corpo e un senso di sgomento e di smarrimento mi assaliva. Meccanicamente stendevo la mia manina in cerca di quella di mia madre, che mi era accanto. Lei la accoglieva e i miei brividi si attutivano. Il mio particolare stato d’animo nasceva dal mistero. Proprio dal mistero scaturisce l’angoscia, la sospensione nel nulla, la percezione dell’infinitamente grande, dell’infinito.
La notte di ogni giovedì santo alcune note strazianti di una tromba a ricordo del dolore della Madre di Cristo, in cerca del Figlio, mi facevano sobbalzare dal letto. Quelle note penetravano in tutto il mio corpo, nelle mie viscere; provavo sgomento, ero quasi sospeso nel nulla angoscioso. Nel buio della notte quelle note, nel silenzio assoluto, mi terrorizzavano e mi spingevano nel mare del mistero, condizione primaria ed essenziale della religiosità. Tremante ed infreddolito, mi levavo da letto pian piano, accorto a non fare il minimo rumore. Socchiudevo l’anta della finestra e sbirciavo fuori. Nell’oscurità della notte riuscivo a scorgere la statua dell’Addolorata; i suoi occhi rivolti verso il cielo attestanti uno stato di profonda sofferenza. La statua personificava il dolore. Venerdì Santo si svolgeva la processione dei Misteri: statue raffiguranti le varie tappe delle sofferenze di Cristo prima della crocifissione, infine il Crocefisso e ad una certa distanza la stessa statura della Madonna della notte del giovedì antecedente e nel silenzio assoluto le stesse struggenti note. La gente quasi pietrificata fissava le statue nel loro lento procedere. Qualche donna anziana, velata di nero, si inginocchiava sulla nuda terra e con le mani congiunte pregava silenziosamente. Io seguivo con occhi sbarrati tutta la scena e, guardando la gente con lo sguardo fisso ed implorante. Brividi percorrevano il mio corpo e un senso di sgomento e di smarrimento mi assaliva. Meccanicamente stendevo la mia manina in cerca di quella di mia madre, che mi era accanto. Lei la accoglieva e i miei brividi si attutivano. Il mio particolare stato d’animo nasceva dal mistero. Proprio dal mistero scaturisce l’angoscia, la sospensione nel nulla, la percezione dell’infinitamente grande, dell’infinito.
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