(di Stefania Franciosa da il7Magazine) Questa esperienza amministrativa finisce nel fango”. Con queste parole, Pompeo Molfetta, Sindaco sfiduciato dalla sua stessa maggioranza, ha aperto la conferenza stampa che si è svolta all’indomani della formalizzazione delle dimissioni di sette consiglieri che lo sostenevano (Alessandro Cesaria,Toni Esperte, Toni Matarrelli, Antonello Mingenti, Giuseppe Semeraro, Gino Vizzino ed Elvira Zurlo) e di due consiglieri dell’opposizione (Francesco Mingolla ed Alessandro Pastore). Alla base della loro decisione, a loro dire, l’atteggiamento di diffidenza del primo cittadino verso le forze politiche che ne avevano consentito l’elezione, verso i consiglieri comunali che ne supportavano l’azione amministrativa. Una scelta che era nell’aria da un po’, preannunciata anche da un comunicato del movimento La M. Il documento è stato sottoscritto anche dai più stretti collaboratori del Sindaco ovvero gli Assessori Marco Calò, Roberto D’Ancona, Maria Teresa Saracino, Annamaria Scalera, Omar Ture oltre ai delegati esterni Vincenzo Carella e Maurizio Piro.
Nel documento si legge che Molfetta non avrebbe mai affrontato con spirito costruttivo le criticità emerse nei dibattiti politici bensì con un ulteriore atteggiamento di chiusura verso il confronto e la volontà di sintesi. “Sono stato accusato di essere poco incline ai rapporti sociali, di non aver avuto rapporti proficui con la maggioranza, di aver perso il collegamento con la città, di non aver avuto reazioni virtuose nei confronti della maggioranza sino a diventare astioso – ha commentato Molfetta – ma sono motivazioni deboli. Non ho mai disertato una riunione di maggioranza, ero aperto al confronto, avevo rapporti cordiali con maggioranza e minoranza, c’era piena
collaborazione con gli assessori nel rispetto dei ruoli. Non penso di aver perso il rapporto con la gente, non mi sono mai sottratto al confronto politico. Io mi sarei dimesso se solo un consigliere mi avesse sfiduciato nel corso dell’assise comunale in occasione di approvazione di delibere importanti come quella relativa al Bilancio ma non è mai successo dal 2015 ad oggi”.
Il Sindaco si dice convinto che le difficoltà amministrative siano iniziate nel mese di marzo dello scorso anno, da allora la maggioranza avrebbe iniziato ad alimentare un’immagine negativa dell’azione amministrativa, disperdendo ciò che era stato fatto sul fronte, ad esempio, del turismo culturale, ma anche dell’enogastronomia,
del la valorizzazione dei beni culturali, della solidarietà sociale, degli investimenti privati.
“Io difendo quello che ho fatto ma è mancata la grande progettualità su questioni importanti come il lavoro, l’inquinamento, la riqualificazione urbana – aggiunge Molfetta – su temi di spessore politico abbiamo fallito, in molte battaglie ero praticamente solo. Io ho esercitato il potere per promuovere il bene comune e non per dare risposte individualizzate. Il potere si nutre del consenso ma, purtroppo, il consenso, oggi a Mesagne, come a livello nazionale, si conquista con la demagogia del populismo, alimentando le false illusioni. Ecco perché mi definisco un uomo senza potere e senza consenso”.
E’ un fiume in piena il Sindaco “Quando mi sono candidato non esisteva una coalizione, pensavo che avremmo imparato l’arte della mediazione. Nei primi tre anni non sono esistito, è esistita solo la maggioranza politica. Io avevo bisogno di tempo: ho studiato tanto, sono stato servo del paese. Forse avrei dovuto rivendicare
con autorità il mio ruolo, ho peccato nella comunicazione istituzionale ma ho avuto tanti riconoscimenti e gratificazioni da voci esterne. La città ha cambiato volto dal punto di vista della legalità e questo è un valore che non ha percezione”.
“Io continuerò il mio impegno politico, la battaglia è difficilissima ma porterò al centro la realtà dei fatti – prosegue Molfetta – la città saprà rialzarsi perché ha risorse ed energie straordinarie per riprendersi dopo un periodo di sbandamento che ci ha visto tutti coinvolti ed io non mi sottraggo alle mie responsabilità”.
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È storicamente provato che i complotti e le congiure di Palazzo sortiscano raramente i risultati sperati, al contrario essi possono determinare una tale indignazione nel popolo, e a volte anche in chi li dovrebbe sostenere, da decretare la fine dei congiurati. È quello che ci auguriamo accada a Mesagne, dove però i consiglieri dimissionari della maggioranza del sabotato governo cittadino, nel corso della loro conferenza stampa e per bocca del loro portavoce Tony Matarrelli, ci hanno fatto capire che il solo incapace, l’anello debole della loro giunta e della maggioranza tutta, era proprio il Sindaco e che, quindi, essendo loro… Leggi di più »
Quello che hai sempre buttato tu sugli altri caro Molfetta.
Rileggiti ogni tanto… fa bene.
Hai ragione, proprio Maria de Mauro definiva Molfetta uno che fa politica per passione, oggi sembra proprio che faccia politica solo per vendetta.
Un attimo! solo quello che una volta scritto su internet rimane a vita, come diceva il buon grillo.