(di Alessandro Denitto) A distanza di qualche giorno provo a chiarire la mia posizione rispetto alle dimissioni da Segretario di circolo del Partito Democratico. E mi sembra doveroso perché ognuno ha le sue verità, spesso non coincidenti con la realtà. La mia ricandidatura al Congresso, richiesta in blocco da tutto il partito, l’accettai con molta fatica perché avevo una serie di problemi personali e perché credevo che altre figure avrebbero potuto ricoprire al meglio quel ruolo. Figure che non vedono l’ora di costruire un grande partito e quindi rafforzare un rapporto con i cittadini che è indispensabile in un momento tanto delicato per il Paese e per il nostro territorio. Ma l’insistenza di amici e compagni mi convinsero ad accettare con spirito di servizio, fermo restando che il mio impegno avrei potuto garantirlo solo per pochi mesi. Ero convinto che in un momento di debolezza per il Pd, ci fosse bisogno di uno scatto d’orgoglio e si dovessero mettere insieme tutte le risorse disponibili per il raggiungimento degli obiettivi politici che mi ero prefigurato al Congresso.
E qui arriva il mio primo sbaglio. La mia idea sul futuro del Pd a Mesagne aveva molte lacune e a distanza di mesi posso senz’altro dire che non aveva ragion d’essere perché non c’erano le condizioni necessarie. Probabilmente la fase precongressuale e il congresso stesso potevano essere l’occasione buona per manifestare i dubbi e le incertezze del Partito sul percorso da me individuato ma cosi non è andata. Sia chiaro, nessun trappolone. Credo che all’interno del partito ci sia gente che mi vuole bene ma che su tante cose la pensa diversamente da me. E io sono sempre stato convinto che le differenze rappresentino una ricchezza per il confronto interno al partito.
La mia decisione di non inserire alcun “fedelissimo” nel gruppo dirigente aveva una motivazione: non reputavo positiva la scelta di riempire il gruppo direttivo di “yes, man” capaci di garantirmi stabilità politica ma col rischio di perdere in qualità la proposta politica. Come dissi in un’intervista al prof. Messe, subito dopo il congresso, accettai la ricandidatura per spirito di servizio e mi sarei affidato totalmente al gruppo dirigente perché convinto che solo tutti insieme saremmo potuti crescere e ci saremmo potuti prendere delle soddisfazioni importanti.E se mi fossi sbagliato, mi sarei dimesso subito.
Il Partito può essere criticato dalla mattina alla sera ma vorrei che cittadini e giornali sapessero che in via Roma c’è gente che discute e prova a risolvere i problemi della città e lo fa con una passione che dubito si possa riscontrare altrove. Abbiamo tanti problemi ma ho sempre speranza sul futuro del Partito Democratico a Mesagne.
Le mie dimissioni vengono dopo un periodo per me molto difficile da un punto di vista personale e con la consapevolezza di non essere più riferimento per quel partito. Vi confido che avevo intenzione di dimettermi subito dopo le elezioni europee ma credo sia stato meglio così. Non ero più in grado di garantire quella partecipazione necessaria per un partito e invece è necessario mettersi subito al lavoro. Tutti insieme, nessuno escluso.
E’ necessario un vero Congresso, con un bel dibattito e con un Segretario che creda totalmente nel Partito Democratico e sia motivato a fare bene… Le risorse non mancano.
Spero che il congresso sia l’appuntamento utile per parlare del partito ma soprattutto dei problemi dei cittadini, cominciando a disegnare la Mesagne dei prossimi anni. Penso ai problemi dei cittadini che fanno sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese e che non riescono a trovare un lavoro, penso a commercianti ed industriali costretti ad abbassare la serranda della propria attività senza poterla più alzare, penso ai giovani che sono costretti a migrare al Nord o all’Estero alla ricerca di un’opportunità di lavoro e di vita, penso ai giovani che sono rimasti e che investono il proprio futuro nella loro terra ma che troppe volte sono stati lasciati soli dalla politica, penso alle cultura della legalità che deve essere ripresa con maggiore forza, penso alla cultura e ai beni monumentali che possono rappresentare una vera e propria attrazione per tanti turisti e penso ad un futuro che deve passare dall’agricoltura, dimenticata da anni dalla politica e che invece potrebbe dare lavoro a tanti mesagnesi. Penso alle politiche ambientali necessarie per tutto quello che sta vivendo la nostra terra; se è vero quello che dice il premier uruguaiano Mujica, la felicità dell’uomo passa dall’attenzione per l’ambiente e quindi abbiamo una lunga strada da percorrere per essere pienamente felici. E poi ci sono tante piccole e grandi idee che possono solo fare bene alla nostra Mesagne. Questa deve essere la scommessa del Partito Democratico e del prossimo Segretario. Una scommessa che si deve vincere per i cittadini.
Per quanto mi riguarda darò il contributo da semplice iscritto, prenderò un po’ di tempo per concentrarmi sulle mie vicende personali e per avviare un momento di riflessione.
Spero che l’anno prossimo, con le elezioni alle porte, possa iniziare una vera stagione di cambiamento, una stagione che deve vedere protagonista un centrosinistra moderno, quella sinistra che tanti cittadini non intravedono nell’attuale panorama politico. Giovedì inizieremo la fase congressuale e quindi auguro buon lavoro a tutti, convinto che chi verrà saprà fare meglio di me.