L’Epifania tutte le feste le porta via!“: a chiudere la fase festiva arriva appunto l’Epifania, che la Chiesa cattolica celebra il 6 gennaio. E’ considerata una delle massime solennità, assieme a Pasqua, Natale, Pentecoste e Ascensione. Il termine Epifania deriva dal greco “Tà Epiphan(e)ia” e significa “manifestazione”, “venuta”, “presenza divina”. Per i Cristiani è la manifestazione di Cristo all’umanità, ricordata attraverso la visita dei Magi alla mangiatoia. A guidare i Sapienti da Oriente verso la grotta per adorare il Bambin Gesù, come raccontato dal Vangelo di Matteo, è la stella cometa. Secondo una versione cristianizzata di una leggenda risalente al XII secolo, i Re magi, diretti a Betlemme per rendere omaggio a Gesù Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni a una vecchia. Malgrado la loro insistenza affinchè li seguisse per far visita al piccolo, la donna non li accompagnò. In seguito, pentitasi di non essere andata con loro, dopo aver preparato un cesto di dolci, uscì di casa e si mise a cercarli ma invano. Così si fermò ad ogni casa che trovava lungo il cammino, donando dolciumi ai bambini che incontrava, nella speranza che uno di essi fosse il piccolo Gesù. Da allora, per millenni, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, girerebbe per il mondo, elargendo doni ai bimbi per farsi perdonare. I bambini usavano, poi, mettere delle scarpe e/o delle calze fuori dall’uscio di casa proprio perché sarebbero servite come ricambio durante il lungo errare della vecchietta, ma se quest’ultima non ne avesse avuto bisogno, le avrebbe lasciate lì, riempite di dolci. In realtà le origini della Befana risalgono a una tradizione degli antichi Romani e i Celti. Era una figura – associata alla dea Diana, oppure avvicinata alle figure delle culture del nord Perchta e Holda – che simboleggiava Madre Natura. Si invocava 12 notti dopo il solstizio d’inverno (che coincideva con quello che è poi diventato il Natale) per portare fertilità: perché volasse sui campi per lasciarli pieni di frutti, compiendo un’ultima fatica poco prima di morire per il freddo dell’inverno e contemporaneamente rinascere per il raccolto della primavera. Come gli antichi Romani e i Celti invocavano Madre Natura, ancora oggi a Gradoli (in provincia di Viterbo) è diffusa la tradizione delle Tentavecchie: le notti che precedono l’Epifania, gruppi di adulti e bambini fanno fracasso tra le strade per invocare la Befana perché porti doni, felicità e scacci gli spiriti maligni. Altro simbolo ricorrente dei riti di passaggio è l’acqua purificatrice. In Bulgaria, a Verna, per l’Epifania c’è una processione religiosa che si conclude con un tuffo nel Mar Nero (gelato!) e anche in Etiopia la processione ortodossa di Timkat si conclude davanti a uno specchio d’acqua che simboleggia la fonte battesimale. Secondo diverse tradizioni all’Epifania anche la direzione del fuoco può svelare tanto sull’amore: se va a destra porterà felicità e fortuna, mentre se va verso sinistra secondo una tradizione friulana indica difficoltà. Se c’è un momento in cui fare grandi annunci approfittando di un’onda di energia positiva è l’Epifania: in particolare quelli relativi ai fidanzamenti. Diverse tradizioni prevedono che questa sia anche la notte degli annunci d’amore ufficiali, da fare in pompa magna davanti ad amici e parenti che rispondono con canti augurali. In questa notte di passaggio tutto può succedere: dimenticare i brutti pensieri, trovare la felicità, e l’amore.
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