Ancora una volta la politica, quella regionale, fa parlare di sé, e questa volta lo fa dando prova di profonda immaturità e di arretratezza culturale. Uno scenario quello maturato nella seduta del consiglio regionale del 27 novembre u.s. definito da più parti lo specchio di una società che è ancora molto lontana da una concreta parità di genere, e di una politica fatta di accordi, ed espedienti finalizzati a sabotare ogni tentativo di civilizzazione.
Con voto segreto il Consiglio regionale della Puglia ha bocciato la proposta di legge di iniziativa popolare sulla parità di genere, sostenuta da oltre 30 mila firme raccolte dal comitato promotore. L’obiettivo della proposta di legge popolare era quello di una modifica della legge elettorale regionale affinché fosse introdotta la «doppia preferenza», ossia l’obbligo di esprimere sulla scheda elettorale due preferenze, una per candidati uomini e l’altra per candidate donne, garantendo in tal modo un’equa rappresentanza numerica, maschile e femminile.
La proposta basata sul concetto di uguaglianza sostanziale fra i generi, da attuazione ad un dettato costituzionale che come è noto dispone ex artt. 51 e 117, comma 7, che le leggi regionali debbano “rimuovere ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovere la parità di accesso alle cariche elettive”.Quello che la proposta di legge intendeva promuovere, non era un meccanismo automatico, che imponeva dall’alto la presenza delle donne, come accade ad es. nel caso delle “quote rosa”, ma un’opportunità ulteriore per le donne di poter essere elette, salvaguardando la libertà di voto dell’elettore che comunque avrebbe premiato le donne più meritevoli e capaci.
Da anni si discute sulla necessità di garantire una maggiore presenza delle donne, a tutti i livelli, soprattutto quelli decisionali, e la questione è divenuta una bandiera per i maggiori partiti, Pdl e Pd. Ma ad oggi, con questo episodio, né l’uno, né l’altro, hanno dimostrato di crederci realmente. Eppure che le donne abbiano nel corso dei secoli conquistato le proprie posizioni con dedizione, dando seguito alla propria vocazione, familiare, professionale, senza vittimismi patetici, e senza sgradevoli compromessi, è oramai risaputo, ma è assolutamente ignoto, o forse palesemente chiaro, quali siano i motivi per cui ancora oggi, le donne ai vertici in Italia, stando ai dati, sono assolutamente in minoranza. E così mentre passa alla Camera il disegno di legge sulla doppia preferenza di genere con 309 voti favorevoli, la Regione Puglia boccia la stessa legge sulla doppia preferenza. Maggioranza di centrosinistra e opposizione di centrodestra si sono rimpallate le responsabilità per la bocciatura, responsabilità che ricadono inevitabilmente su tutti considerato che i consiglieri di opposizione hanno chiesto il voto segreto e che quelli di maggioranza, assentandosi, non hanno garantito i numeri per approvare la legge. Che la proposta, secondo il Presidente del Consiglio regionale Introna, possa essere recuperata nella nuova legge elettorale, è un dato rassicurante, ma riteniamo comunque che ciò che è accaduto, abbia fornito una immagine deludente della politica regionale, che ha sicuramente perso l’occasione per dimostrare realmente il proprio convincimento nel pieno valore delle donne e nella necessità di realizzare, a partire dalla politica, una concreta parità di genere.