(di Giancarlo Canuto, nella foto) La legge Severino dice con la massima chiarezza che chi è stato condannato in via definitiva ad una pena come quella inflitta a Berlusconi per il reato di frode fiscale non può accedere al Parlamento e, se già eletto, ne deve essere “immediatamente” escluso. Il resto sono miserabili manovre messe in atto da Berlusconi e dai suoi collaboratori per cancellare lo Stato di diritto, il principio di eguaglianza e il principio della separazione dei poteri.
L’orchestrata campagna propagandistica di grossolane falsità, di penosi espedienti e di inammissibili ricatti alla quale stiamo assistendo va fermata senza ritardi perché essa può sfiancare la nostra democrazia e aprire la strada a disastrose avventure. Ogni cedimento, ogni tentennamento, ogni inutile perdita di tempo mortificano le istituzioni e tolgono credibilità alle forze politiche che si sono dichiarate al servizio dell’insuperabile esigenza di applicare, senza se, senza ma e senza ritardi, la sentenza di condanna del Cavaliere con tutte le conseguenze giuridiche che essa comporta. Quello che stiamo vivendo è un momento decisivo per le sorti del Paese. Un momento che richiede la massima vigilanza non solo delle forze politiche che si riconoscono nella Costituzione repubblicana ma anche di tutte le sensibilità e le espressioni della società civile. La vicenda giudiziaria di Berlusconi è da tempo al centro delle attenzioni politiche e mette in sordina i temi cruciali della crisi economica, del lavoro, della dilagante disoccupazione e delle crescenti disuguaglianze sociali. C’è allora da chiedersi se di fronte a questo scandalo nulla hanno da dire, e soprattutto da fare anche in termini di mobilitazione civile, i sindacati dei lavoratori, le associazioni imprenditoriali e tutti i sodalizi e i movimenti di cittadinanza attiva. Preoccupano i tanti silenzi e le tante distrazioni. Silvio Berlusconi non può fare dell’Italia quello che vuole e sull’altare del governo Letta non si possono sacrificare, come lo stesso premier ha più volte affermato escludendo la salvaguardia “ad ogni costo” del suo Esecutivo, i capisaldi dello Stato di diritto e l’ordinamento democratico. Per reagire con successo agli attacchi di chi subordina gli interessi dell’intero Paese a quelli di un solo uomo non bastano certe rassicuranti dichiarazioni pubbliche e neppure certi autorevoli moniti. Ciò che soprattutto occorre è il rilancio della partecipazione democratica per chiedere il rigoroso rispetto di una legalità sempre più minacciata ed insidiata e una politica di cambiamento all’insegna dei principi e dei valori della Carta costituzionale.
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