(di Valentino Montanaro, Sinistra Nazionale) Sebbene sfiduciato dal sempre più decadente clima politico Italiano, colgo l’occasione per scrivere poche righe per esprimere un breve pensiero in merito all’attuale scenario.
Dopo l’annunciato esito delle elezioni, vista la ridicola legge elettorale in vigore, l´Italia si ritrova ad essere governata oggi da una oligarchia che dietro la minaccia del “dover fare presto perché la situazione lo richiede” si vede autorizzata a pieno titolo a gestire il Paese in modo alquanto discutibile.
Ad un mese dalla formazione del governo, se tale lo si può considerare, i prescelti hanno discusso largamente e solo su come continuare a tassare gli italiani, studiando nel dettaglio i particolari per non lasciarsi sfuggire nessuno, ma non hanno ancora accennato a come risolvere l´annoso problema del lavoro. Che è chiaramente al primo posto fra le necessità dell´Italia, sebbene non di certo l´unico.
Vediamo come si è giunti a tale situazione.
Il PD (presunto partito di sinistra a suo dire) ha portato avanti una campagna elettorale talmente banale che il solo motto (smacchiare il giaguaro!) la dice lunga. Immaginate un operaio o un artigiano che, avendo difficoltà ad arrivare alla fine del mese, al posto di un programma elettorale, si è sentito proporre uno ” smacchiamento”!! La strategia di fondo era quella di vincere sulle macerie di un sistema politico già di suo gravemente danneggiato. Stando alle loro aspettative, senza fare alcuno sforzo, la gente delusa dal PDL e da Monti avrebbe dovuto indirizzare la propria preferenza verso il PD quale unica alternativa possibile. Il risultato ed i piagnistei post-sconfitta sono ormai storia nota.
Dall’altro lato invece il PDL, redivivo come il suo rappresentante più noto, che pur di accaparrare voti ha promesso l´impossibile. E difatti (impossibile crederci) è tornato alla ribalta come se non fosse mai successo nulla negli anni precedenti.
Tutto questo meccanismo fa parte di quel gioco oligarchico noto come bipolarismo che cela in verità uno spietato bipartitismo che conduce alla drastica riduzione delle alternative cui un elettorato può attingere.
Restando in tale ambito vi sarebbe poi tanto da dibattere sull’antidemocratica scelta delle liste bloccate a causa della quale, ancora una volta, sono stati inseriti in rappresentanza del popolo, discutibili esponenti: da una parte chi rappresenta le grosse realtà industriali ed i noti “poteri forti”, dall’altra individui che nella propria vita non hanno mai lavorato. Quindi il divario fra i cittadini ed i suoi rappresentanti non fa altro che ampliarsi.
Nella fase post-elezioni nelle misteriose stanze dei bottoni, due dei tre vincitori hanno nuovamente dimostrato la loro totale equivalenza dal punto di vista politico/affaristico. Obiettivo era un’alleanza volta ad escludere il terzo incomodo al fine di portare avanti la spartizione dell’Italia.
In questo periodo di povertà crescente il PD ha poi ben pensato che, fra le tante priorità, fosse necessaria una legge contro i movimenti, come ad esempio (ma è solo un esempio!) il M5S, piuttosto che una legge sul lavoro. È facile comprendere che in mancanza di programmi validi, l’unica alternativa resta quella di tagliare la strada, in modo palesemente sleale, alla potenziale concorrenza. E dopo lo sbarramento al 4% ora si propone appunto la legge anti-movimenti. Si può pertanto immaginare cosa ne sarà della nuova legge elettorale che molto probabilmente sarà varata in pieno agosto quando gli Italiani saranno troppo impegnati a godersi le ferie. Vecchio trucco!
E, ciliegina sulla torta, giunge poi da oltre Tevere l´immancabile e puntuale parere di Sancta Romana Ecclesia, che benedice addirittura questo grande agglomerato centrista che senza ombra di dubbio a qualche nostalgico piace associare alla (scandalosa) DC. È gente che del resto non ha mai digerito il 20 Settembre. Dunque, alla fine dei conti, in Italia non è cambiato nulla. Abbiamo un governo ex novo appoggiato da PD+L che si prodigano con costanza a rafforzare, tra una finta scaramuccia e un’accusa, la loro influenza.
Concludo quindi volendo sottoporre all’attenzione del cittadino il fatto che è proprio nei momenti di crisi come questo che le libertà basilari iniziano ad essere sacrificate in cambio di illusori vantaggi per il popolo. È fondamentale tenere alta l’attenzione senza lasciarsi ingannare dai soliti appelli al sacrificio (specie se unilaterale). La pluralità politica in un paese democratico è la pietra angolare che regge tale sistema. L´assenza di alternanza fra i candidati inquadrata poi in un contesto di gestione bipartitico (dove la differenza è solo nel nome) equivale ad avere un monoblocco al comando. Non poter eleggere un proprio rappresentante è sintomo di assenza di democrazia. L’autodeterminazione del popolo deve tornare ad essere principio cardine della nazione. Nessuna scelta può essere fatta da terzi. In particolar modo se questi terzi rappresentano interessi privati.