Per Luigi Falcone (nella foto) il centro storico è una tappa di ritorno, qui ha imparato i trucchi del mestiere di barista. Nello storico “Milan Bar” di Piazza IV novembre ha appreso, grazie all’esempio laborioso della sua famiglia, che un locale per funzionare ha bisogno di simpatia e professionalità. Come ama dire, non è il luogo dove ha cominciato ma piuttosto il posto dove è nato e cresciuto, tra gli odori e le voci del cuore antico della città. Conosce questo autorevole spicchio di barocco da molto prima che diventasse attrazione turistica grazie all’audace azione di riqualificazione urbana, sin da quando l’aroma dei chicchi tostati doveva svegliare prima dell’alba i sensi dei tanti braccianti pronti per il lavoro in campagna. Nel frattempo Mesagne è cambiata, sono mutate le abitudini, l’economia e anche Luigi di esperienze ne ha fatte. Ha studiato e lavorato a centinaia di chilometri dal suo amato borgo senza però mai sbrigliare i vigorosi lacci che hanno mantenuto saldo il rapporto con la sua terra d’origine. Ha sposato, infine, proprio l’idea di tornare a casa e poi di aprire un ristorante – il Jailer P. in zona Manfredonia – che continua a gestire insieme al cognato Egidio Ferrari. La sua ultima scommessa è stata riprendersi questo pezzo di storia personale – il bar è appartenuto alla sua gens negli anni dal 1966 al 1992 – che si interseca con quella cittadina, di un bar e di una piazza crocevia di notizie che affabulano una comunità. Si chiamerà “Caffè dell’Orologio”, il nuovo battesimo è in tipografia. Oggi Luigi alla macchina del caffè ci arriva senza bisogno di supporti; non gli serve più la cascetta delle gazzose – o della frutta, forse presa in prestito dal vicino mercato dell’allora attivissima Chiazza, non ricorda bene – che suo padre dovette procurargli per donargli il regalo dei suoi sei anni, fare il primo caffè ad un cliente.
Luigi lu carcerieri torna al suo Milan Bar, il nuovo Caffè dell’Orologio
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Michela Almiento segretaria generale della Spi Cgil Brindisi
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