Il coordinamento animalista della provincia Brindisi dice No alla costruzione di un mega canile-rifugio consortile su agro di San Vito dei Normanni da parte di quest’ultimo in collaborazione con i Comuni di San Michele Salentino, Latiano, Ceglie Messapica e Carovigno.
Nei giorni scorsi, nella sala della pinacoteca di San Michele Salentino, il coordinamento delle associazioni animaliste della provincia Brindisi ha voluto incontrare i rappresentanti dei Comuni coinvolti nella realizzazione del canile consortile che chiuderà all’interno dei propri box sino a mille cani, 200 per Comune, il limite massimo consentito dalla legge agli Enti locali.
Sono intervenuti soltanto l’assessore all’Urbanistica Baldari del Comune di Latiano, l’assessore all’Ambiente Barletta del Comune di San Michele Salentino, ed il Comandante dei Vigili Urbani responsabile al randagismo dott.ssa Urso. Assenti i rappresentanti del Comune di San Vito dei Normanni e di Ceglie Messapica e la Asl.
Le associazioni di volontariato facenti parte del Coordinamento, insieme ai rappresentanti istituzionali presenti, in un clima di fattiva collaborazione e di unicità di obiettivi, hanno analizzato le possibili alternative alla proposta di costruzione dell’enorme struttura.
La detenzione a vita degli animali accalappiati, infatti, si è documentato, ha sottratto nel tempo solo risorse che avrebbero potuto essere utilmente impiegate anche in misura minore per risolvere il problema alla radice. Per il mantenimento di un cane in canile un Comune sostiene una spesa di circa 1200,00 all’anno, una cifra altissima se moltiplicata per 200 cani che si intendono far entrare nel canile costringendo gli animali a vivere una vita non consona alla loro natura.
Le associazioni sostengono che innanzitutto è necessario che i Comuni investano in prevenzione, predisponendo appositi piani di sterilizzazione degli animali presenti sul proprio territorio, tramite apposite convenzioni con i medici veterinari pubblici o privati, come previsto dalla legislazione vigente, a cui si aggiungono campagne di sterilizzazione delle cagne di proprietà, e reimissione sul territorio come facoltà concessa ai Comuni dalla legge regionale n. 26 del 2006. Se si vuole arrestare il randagismo – è stato spiegato – occorre agire in modo incisivo proprio alla fonte per cui occorre intervenire sul territorio. Solo così è possibile risolvere il problema senza impiegare ingente denaro pubblico per la costruzione di un grande rifugio che nel giro di qualche anno sarà saturo con conseguente mantenimento “ad vitam” dei cani reclusi, con l’aggravante che l’emergenza del randagismo non si sarà attenuata.
Il coordinamento animalista della provincia Brindisi spera in un maggiore interesse da parte delle Amministrazioni comunali coinvolte nel progetto e dell’Asl che, per legge, é tenuta assieme agli Enti locali a prevenire il randagismo, perchè qui non si parla solo e soltanto di animali e del loro benessere, ma anche di spreco di denaro pubblico ed incapacità di rendere l’azione amministrativa efficace ed efficiente sul territorio.
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