I familiari del pentito Giovanni Cosimo Guarini (nella foto) non ci stanno. Non accettano la campagna mediatica che, loro malgrado, li vede coinvolti in questa vicenda di cronaca e, nel contempo, non li lascia tranquilli. “Noi non abbiamo nulla a che vedere con Giovanni – dichiara Amedeo, fratellastro di Maradona -. La nostra famiglia è composta da persone per bene che hanno sempre lavorato onestamente per sbarcare il lunario. Ci svegliamo ogni mattina all’alba, se non prima, per guadagnarci la giornata, e non abbiamo mai appoggiato Giovanni nelle sue scelte dalle quali, invece, ci siamo sempre dissociati”. Parole chiare, forti, inequivocabili.
Nei giorni scorsi è stato scritto che sul terrazzo della loro abitazione sarebbe scoppiata una rudimentale bomba-carta che li avrebbe terrorizzati nel pieno della notte. “Niente di più falso – aggiunge Amedeo che parla a nome di tutta la famiglia -. Nessuna bomba è scoppiata, non ci sono stati atti intimidatori. L’unico é stato quello risalente a qualche settimana addietro quando spararono due colpi di arma da fuoco contro la Fiat Multipla di mia madre”. E continua: “Lasciateci fuori da questa situazione. Anche noi abbiamo diritto di vivere serenamente la nostra vita. Io, mio padre Michele, mia madre Carmela e mia sorella Simona, abbiamo cercato in tutti i modi di dissuadere Giovanni. Ma lui ha voluto fare una scelta di vita e si deve assumere tutte le sue responsabilità. Noi non centriamo nulla con la sua vita. Sul nostro terrazzo di casa nessuno dei componenti della famiglia ha mai trovato ordigni o cose del genere. Se così fosse stato avremmo contattato chi di dovere, ma questo non è accaduto”. Amedeo è un fiume in piena: “Qualche giornalista si sta divertendo con la vita delle persone, per la propria gloria e si sta inventando l’impossibile. Vi preghiamo di lasciarci condurre la nostra normalissima vita, noi non seguiremo nessuno, resteremo qui dove siamo nati, perché non abbiamo fatto del male a nessuno”. Come dire che nessuno mai ha pensato di lasciare Mesagne e, così come è stato per la moglie e i figli di Giovanni, chiedere di essere trasferiti in una località protetta. Pensieri che la famiglia Guarini ha riferito l’altro ieri mattina in Commissariato. “La casa di via Bondello è di nostra proprietà, i miei genitori l’hanno costruita con sacrifici e non abbiamo nessuna intenzione di lasciarla. Perché dovremmo chiedere la protezione dello Stato se non abbiamo fatto nulla di male? Ripeto non abbiamo nulla a che spartire con Giovanni. Lo abbiamo mantenuto per tanti anni perché non lavorava. Non gli abbiamo fatto mancare nulla alla sua famiglia, ai figlioletti. Purtroppo, però, non è servito a nulla e lui ha voluto proseguire sulla strada sbagliata”.