“C’è molta ipocrisia dietro al rimpasto di Giunta che procede a singhiozzi”, scrive Francesco Rogoli (nella foto) segretario del circolo di Mesagne del Partito Democratico. “Nel giro di una settimana due assessori della “nuovissima” squadra di governo, che solo un anno fa Molfetta aveva messo in piedi, hanno lasciato, o sono stati invitati a farlo, il loro incarico di assessore alla Cultura (Roberta Denetto ndd) e assessore ai Servizi Sociali e Politiche Giovanili (Manuel Marchionna ndd). E ricorda le parole di un anno fa del Sindaco quando presentava la sua Giunta al Consiglio comunale: “Bisognava fare gli auguri a questi ragazzi, per il coraggio che hanno avuto. Perché si trovano davanti a un impegno strenuo, arduo, difficile, e ne hanno avuto piena consapevolezza in questi giorni, e che non lo fanno per sete di potere, chi? Tecla? Roberta? Forza! Sono assatanate donne di potere, uomini di potere? No! Gente che ha messo a servizio della città, la propria esperienza di vita dentro la società. Dentro il mondo delle professioni, con una voglia esclusiva di dare un contributo positivo a questo paese. Questa è una risposta politica, bisognava trattarla con un altro taglio. Trattarlo con rispetto e con i guanti. Così non è stato. La difendo io, la mia Giunta, a cui annetto un grandissimo valore politico, oltre che qualità specchiate di onestà intellettuale e rigorissimo morale. Non rigore morale, rigorissimo morale, su cui io scommetto da ora e per la fine di questa legislatura, quando che sia la fine del nostro mandato”. Invece è bastato un anno di governo affinché questa costruzione si smontasse pezzo dopo pezzo.
Continua Rogoli: “Lungi da noi entrare nelle scelte personali di ciascuno, massimo rispetto nutriamo per le motivazioni ufficialmente rese dall’assessore Denetto, ma quando si accetta di fare l’amministratore pubblico, il privato finisce lì dove iniziano questioni politiche che hanno un riverbero sulla città. E se dopo le dimissioni per ragioni di lavoro di un assessore si apre immediatamente una discussione su un possibile rimpasto di Giunta con annessa verifica politico-amministrativa, si consente che un altro assessore venga messo in discussione ogni giorno senza mai prenderne le difese, allora è lecito pensare che dietro le scelte personali ed individuali ci fosse dell’altro“. Come dire: quando si assume una responsabilità “per il bene della città” si abbraccia una missione alla quale bisogna tener fede sino alla scadenza del mandato e non sino a quando si presentano nuove (sia pur legittime) opportunità di lavoro. Fare l’amministratore non è un mestiere, non è una opportunità di lavoro!
Aggiunge Rogoli: “Siamo convinti che ci sia dell’altro dietro la richiesta di dimissioni avanzata all’assessore Marchionna dal Sindaco per aver egli querelato nei giorni scorsi un corrispondente locale che lo accusava di aver favorito la partecipazione ad un bando regionale di una struttura piuttosto che un’altra. Il Sindaco, intanto, non si è mai espresso circa quella scelta difendendo o mettendo in discussione l’operato del suo assessore e ci riesce difficile immaginare che non fosse al corrente di una decisione così importante che riguardava due strutture comunali. Nessuno ha avvertito l’esigenza di condividere la responsabilità con Marchionna, il quale, isolato, si è difeso, a torto o a ragione, come ha ritenuto più opportuno“.
Il segretario Pd avanza un dubbio: e se il giovane (ingenuo? impulsivo?) assessore fosse stato lasciato volutamente solo? Rogoli accusa il Sindaco di non essere (come era suo dovere) intervenuto ufficialmente sulla questione. Infatti “Ma al di là della motivazione ufficiale con la quale Marchionna viene gentilmente accompagnato alla porta – prosegue Rogoli -, noi pensiamo che di tutti gli errori possibili egli abbia commesso l’unico che forse non avrebbe dovuto compiere per continuare a fare l’assessore in un settore delicato come i Servizi Sociali (altro che “Salento Fun park” e “Lab Creation”!), quello di non opporre qualche “diniego di troppo”, in ordine a richieste inopportune e non proprio consentite, a chi nella maggioranza decide tutto anche chi deve o non deve fare più l’assessore“. Un dubbio che abbiamo avuto anche noi e che nei giorni scorsi ci indusse a definire Manuel Marchionna “il cane sciolto della giunta Molfetta”.
Conclude Francesco Rogoli: “Ad un anno dall’insediamento della Giunta questo è il dato politico al netto di ciò che appare. Il “coraggioso investimento” del Sindaco non è andato oltre lo spot elettorale, il bilancio amministrativo è di là dall’essere positivo: non c’è un’impronta di questa Amministrazione e la sensazione è che si navighi a vista, privi di una visione sul futuro della città, con una situazione finanziaria dell’Ente fortemente compromessa che sembra non preoccupare nessuno. Se sacrificare i sacrificabili vuole essere la risposta a questo stato di cose, sappiano il Sindaco e i maggiorenti della sua coalizione che la città si aspetta altro da chi aveva promesso di darle una mano. Stante la parzialità delle notizie e in attesa di conoscere meglio gli sviluppi di questa situazione (che solo Marchionna può dare ndd), ci riserviamo di sollecitare, anche nelle sedi istituzionali, un dibattito che chiarisca alla città i contorni di questa vicenda“.
Nota del Pd sulle dimissioni dei due assessori
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Sindaco Molfetta: “Ma di cosa stiamo parlando”
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