“Piangere sul latte versato non serve mai e spesso può risultare addirittura stucchevole, ma il modo in cui alcuni territori si sono mossi sulla definizione delle Zes (Zone economiche speciali) e lo spiraglio lasciato aperto dallo stesso Sindaco nella sua dichiarazione impongono una riflessione pubblica.
L’esclusione di Mesagne, nonostante non mancassero alla nostra città le caratteristiche per entrare nelle aree definite dalla Regione Puglia, è indicativa del fallimento della “cinghia di trasmissione” da Mesagne a Roma. Non si tratta di fare inutile polemica politica che non interesserebbe neanche agli addetti ai lavori; inoltre è trascorso un periodo di tempo sufficientemente lungo dall’ultimo voto amministrativo per evitare di considerare aprioristica o rancorosa una constatazione oggi supportata dalla prova dei fatti. E’ il caso, invece, soprattutto per pensare al domani, di comprendere che le filiere istituzionali sono certo utili ma non sono sufficienti se monche di un progetto politico per il territorio. Principi, valori, identità, riferimenti politici chiari utili anche ad avere rapporti istituzionali forti – sia quando le istituzioni sono rappresentate da alleati che quando si tratta di dialogare con gli avversari -, sono elementi indispensabili per generare una visione che coinvolga il territorio e battersi con la necessaria determinazione per realizzarla. E’ stato un clamoroso abbaglio (e noi facili profeti) immaginare che fosse possibile governare un territorio con un rappresentate istituzionale per ogni livello ma senza che questi avessero alle spalle strutture politiche (partiti, movimenti, sindacati, parti sociali, associazioni di piccole e medie imprese). Non è un caso che oggi ricadano nella Zes i territori della provincia di Brindisi riuniti nel consorzio Asi, che approfittando della pigrizia di altre zone della provincia hanno perseguito un disegno capace di sopravvivere anche quando in alcuni di questi centri sono subentrati dei commissariamenti (Francavilla e Brindisi). Condivisibile o meno che fosse quel disegno, da Mesagne e da altri centri limitrofi – in qualche caso più prossimi al porto e all’aeroporto rispetto ai territori che rientrano nella Zes – chi ha avanzato iniziative concrete per integrarlo? Nessuno. A meno che non consideriamo degno di nota l’aver presentato correttamente la candidatura, l’Amministrazione non si è messa a capo di una operazione che avrebbe dovuto coinvolgere le imprese, i comuni limitrofi, le parti sociali interessate. E’ probabile che non sarebbe cambiato il risultato, o forse si, ma intanto il territorio avrebbe ripreso a ragionare, sinergicamente, del suo sviluppo e della sua vocazione, condizione, questa, indispensabile per cogliere opportunità come la Zes o altre che potrebbero arrivare in futuro. E’ su questo terreno che andrebbero costruite, o ricostruite (come nel caso del centrosinistra locale) proposte serie per il futuro della città.
Il Sindaco nel suo intervento ha lasciato intendere che non tutto è ancora perduto, confidando probabilmente nell’ultimo passaggio del Governo; Mesagne, inoltre, è il caso di ricordarlo, continua ad esprimere un parlamentare per di più di maggioranza. Le occasioni per lasciare il segno sarebbero queste, il resto può regalare qualche momento di gloria che alla lunga potrebbe rivelarsi vana.
Partito Democratico di Mesagne”.
NOTA DEL DIRETTORE La vecchia ma sempre bellissima (e sempre attuale) canzone napoletana “Simmo e Napule, paisá” diceva “scurdámmoce ‘o ppassato”. Lo ha ripetuto il Pd mesagnese: “Noi non abbiamo più rancore verso di voi”. L’arrabbiatura ci è passata. Guardiamo avanti. Ma dobbiamo farlo assieme perché bisogna avere strutture forti alle spalle: partiti, movimenti, sindacati, parti sociali, associzioni di categoria. Esattamente come si faceva ieri. Abbiamo visto con quale risultato. Poi aggiunge che “non è sufficiente aver presentato una corretta candidatura se non si hanno le spalle forti”. Esattamente il contrario di quanto ha affermato il presidente Bianco dell’Asi. L’analisi del Pd sul perché Mesagne ha perso la grande opportunità di rientrare come zona industriale nello Zes é perché non c’erano loro. E conclude: “Pensiamo al domani. Rifacciamo il centrosinistra per dare una risposta al futuro della città”.
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