La vicenda della Cittadella della Ricerca si é certamente mal conclusa, oscillando tra gli aspetti esiziali della tragedia e quelli inverecondi della farsa. Intendo portare, in un momento storico in cui chi ha avuto a cuore le sorti di quell’ente patisce l’amaro in bocca, la mia testimonianza. Ho avuto il privilegio di assolvere al ruolo di componente del consiglio di amministrazione della Cittadella per quasi un anno, il tempo necessario per (non) votare un bilancio economico; tempo sufficiente, però, per tracciare un bilancio politico, dall’interno, di quella realtà così tanto strategica per il destino del nostro territorio. Ebbene, io ebbi modo di cogliere da vicino – e all’occorrenza denunciare – i limiti, le disfunzioni, le carenze ed anche l’omessa vigilanza che rischiavano di minare fin nelle fondamenta la Cittadella. Fui addirittura sbalzata nelle colonne della cronaca per essermi opposta – insieme a quel galantuomo del prof. Alessandro Distante – ad un inopinato aumento di indennità autocomminatosi dal management dell’epoca, a discapito di un gruppo di lavoratori precari che furono condannati senza appello alla perdita del posto di lavoro. Il declino dell’ente, partito come sembra da molto lontano, non si è arrestato neppure dopo, quando amministratori di era più recente, investiti da infruttuoso furore, hanno creduto di poter sanare rovistando negli armadi, ignorando tuttavia le strategie di una necessaria progettualità . Così in fumo, insieme ai documenti stipati, è andato il grande sogno di un salto di qualità che il comprensorio brindisino ha creduto di poter compiere, ha provato pure a fare, senza tuttavia riuscirci. Per sicura colpa di una politica ottusa, oltre che facile preda di voraci interessi, probabilmente anche legali, che non sono mai andati più in lá del proprio ombelico. Nella foto l’assessore Maria De Guido.