(di Gianmarco Dinapoli) Anche quest’anno l’arcivescovo ha deciso, senza possibilità di contraddittorio, conferme e trasferimenti dei parroci dell’arcidiocesi di Brindisi e Ostuni. È un privilegio arcaico quello riservato ai responsabili delle Curie che dispongono non solo del destino dei sacerdoti ma soprattutto di quello dei fedeli, spesso privati senza alcuna motivazione ragionevole delle loro guide, anche e soprattutto nei quartieri più difficili. Questa volta tocca ai parrocchiani di San Nicola, al rione Paradiso, e ai tantissimi fedeli che si riuniscono in Santa Maria del Casale ritrovarsi da un giorno all’altro, senza il loro don, trasferito il primo in una chiesetta di Guagnano e il secondo in una nuova parrocchia di Ostuni.
Dai tempi di don Camillo, spedito per punizione in una parrocchia di montagna e riportato a casa addirittura dal suo nemico giurato Peppone che di lui non poteva fare a meno, si avverte la necessità di una maggiore condivisione delle scelte operate dalla Curia che dovrebbe tenere conto non solo delle logiche di “politica interna” e della vicinanza di taluni sacerdoti piuttosto che altri al vescovo, ma anche dei rapporti che i parroci riescono a costruire con le comunità alle quali sono chiamati a fornire il loro contributo. Il pragmatismo, forse, è l’aspetto più spirituale cui la Chiesa può aspirare in questo momento così delicato in cui le vocazioni sono calate e gli scandali moltiplicati. Del resto mi pare fosse don Bosco a predicare: camminate coi piedi per terra e col cuore abitate in cielo.
(Nella foto l’arcivescovo di Brindisi mons. Domenico Caliandro)
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