Bakary Nyassi (nella foto) è nato nel Gambia, una striscia di terra circondata dal Senegal, 18 anni fa. Centrocampista del Mesagne, Nyassi (Ignazio), a fine partita vinta contro il Massafra per 4-1, è stato lungamente applaudito dal pubblico mesagnese ed abbracciato dai suoi compagni di squadra. Vive a Mesagne da un anno, al centro Sprar (il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), di via Pacinotti al rione Seta, assieme ad altri 13 rifugiati. Uno dei tanti ragazzi sbarcati sulle nostre coste sul solito gommone con un sogno nel cassetto: giocare a calcio. “Sin dall’adolescenza ero molto attirato dal pallone come molti ragazzi della mia età”, dice. La sua voce è bassa. Quasi avesse paura di infrangere un sogno. Racconta il proprio vissuto, le privazioni subite, la paura, la rabbia ma, al tempo stesso, dà voce a milioni di rifugiati africani fuggiti dall’inferno in terra. “Sono felice perché sono riuscito ad integrarmi. I miei compagni, il mister, la società: tutti mi vogliono bene. E non posso che dire grazie”. L’Italia, l’Europa, era il suo sogno. Ha avuto la fortuna di restare nel campo profughi in Libia solo una settimana. Poi, di notte, l’imbarco. “Non ha avuto paura”, racconta. “Ha dovuto attendere un anno intero per ottenere il transfert e finalmente posso scendere in campo. Voglio costruirmi una nuova vita, possibilmente con il calcio. Per questo seguo i consigli dei miei compagni, lavoro duramente in settimana. Ho capito che solo lavorando durante gli allenamenti la domenica possiamo vincere. Qui allo Sprar ci trattano bene. Con il passare del tempo sto capendo che mi vogliono tutti bene”. Il suo è uno sguardo quasi impaurito. Ma un sorriso sincero, di chi malgrado tutto preserva un briciolo di innocenza giovanile, di chi è riuscito a fuggire, di chi è sopravvissuto all’inferno. A piedi ha percorso Senegal, Mauritania, Sahara occidentale, Algeria, Libia. La sua è una storia rimasta sconosciuta fino a qualche giorno fa. Oggi ha avuto la fortuna di raccontarla. Nyassi Bakary, un ragazzo che “spacca” il terreno di gioco, che corre su tutte le palle. “Oggi sono finalmente uno di loro”. Nyassi vuole sfondare nel mondo del calcio che conta. Nyassi Bakary, un ragazzo di appena 18 anni, uno tra gli ultimi di questo pianeta. Vedi l’intervista.
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