(di Marco Mitrugno) L’8 marzo è appena trascorso. La questione delle pari opportunità è di vitale importanza per una società che, come la nostra, ha intenzione di crescere, modernizzarsi e guardare al futuro. Sappiamo quanto sia difficile per una donna farsi spazio nei ruoli dirigenziali del nostro Paese, che siano politici, lavorativi o dell’associazionismo e bisogna apprezzare non poco quelle donne che raggiungono posti di un certo rilievo grazie alle loro capacità e al merito. Proprio per questo motivo, trovo che l’emendamento che era in discussione alla Camera, riguardante la nuova legge elettorale, che avrebbe introdotto la parità di genere nelle liste elettorali, sarebbe stato dannoso ed inoltre discriminatorio nei confronti delle donne stesse. Se l’emendamento fosse passato, si sarebbe rivelato essere un boomerang: così facendo le liste avrebbero rischiato di essere composte da donne simpatiche ai capi dei partiti e non scelte perché capaci. Le donne, al contrario, se vogliono lottare realmente per la parità di genere, dovrebbero opporsi a qualsiasi tipo di quota rosa e chiarire che i ruoli si ottengono per merito, non perché si è donne e quindi essendo discriminate.
Questa non è una visione maschilista. Anzi, è una visione libertaria, che mira a far uscire le donne dal senso di inferiorità che continuano ad avere (perché ammettere le quote rosa, vuol dire ammettere una certa inferiorità) e cercare di pungolare il gentil sesso a lottare per ottenere un sistema maggiormente meritocratico. Nel Regno Unito, Margaret Thatcher, divenne Primo Ministro contro tutto e tutti, senza alcun atto legislativo ad aiutarla. Raggiunse quel ruolo grazie alla sua visione del mondo, alla caparbietà. In poche parole, lo aveva meritato. Insomma, le donne lottino realmente, rifiutando il feticcio ideologico delle quote rosa, puntino tutto sulle loro capacità, perché il femminismo in stile Boldrini – per ultima la dichiarazione sull’imitazione del ministro Boschi – non porta a nulla, ma solo ad un eccesso di vittimismo che copre le reali potenzialità del genere femminile. Piuttosto, studino la Iron Lady, esempio positivo per tutte le donne del mondo. Perché la parità di genere non si istituisce per decreto.
Parità di genere: più Thatcher, meno Boldrini
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