Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato un decreto di grazia parziale per l’ex vicequestore vicario ed ex capo della Squadra Mobile brindisina, condannato dalla Corte di Cassazione a 15 anni e 6 mesi di reclusione per l’omicidio del contrabbandiere Vito Ferrarese avvenuto durante l’inseguimento di uno scafo blu nelle acque di Brindisi la notte tra il 14 e il 15 giugno del 1995. Pietro Antonacci ha ottenuto 5 anni e 10 mesi di abbuono sulla pena complessiva grazie anche alla condotta nei primi 3 anni di carcere presso il carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Calcoli alla mano, tra riduzione, il periodo detentivo già trascorso, i 3 mesi di liberazione anticipata che vanno computati per ogni anno di carcere già scontato, ad Antonacci resterebbero ancora 3 anni e 3 mesi di carcere per cui molto probabilmente l’avv. Carmelo Molfetta, legale di Antonacci, verificherà la possibilità che il suo assistito ottenga la libertà condizionale. Antonacci, pur difendendosi sino all’ultimo, accettò la condanna per omicidio divenuta definitiva il 27 febbraio 2015 e il 2 marzo, accompagnato dall’avv. Molfetta e da una figlia, si presentò spontaneamente al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. E’ sempre sospeso il giudizio, invece, nei confronti del questore di Brindisi, Francesco Forleo, non giudicabile a causa di una malattia neurologica.
L’inchiesta, si ricorderà, fu affidata all’allora sostituto Leonardo Leone De Castris che dimostrò che quella notte di metà giugno 2015 la caccia allo scafo blu su cui si trovavano due uomini, uno dei quali era Vito Ferrarese, fu il frutto di strategie deviate della Squadra Mobile brindisina che, all’epoca, aveva rapporti particolari con alcuni grossi latitanti brindisini che controllavano dalle Bocche di Cattaro in Montenegro il traffico di sigarette, con una notevole disponibilità anche di armi. Dall’elicottero spararono sul motoscafo dove non c’erano armi o latitanti con una pistola Beretta PM 12 pistole semiautomatiche e gettarono sul motoscafo anche bombe a mano. Ferrarese su colpito a morte mentre il superstite si arrese. Il motoscafo fu rimorchiato nel porto di Brindisi dove un membro della Sezione catturandi si occupò portare a bordo una mitraglietta per dimostrare che la decisione di aprire il fuoco fu presa dopo che dall’elicottero avevano visto uno dei due contrabbandieri con in mano la mitraglietta. Un depistaggio che si trasformò in un boomerang. Dall’inchiesta di Leonardo Leone De Castris emerse che alcuni poliziotti, in collaborazione con alcuni contrabbandieri brindisini, organizzavano rapine ai danni di altre squadre di trafficanti di sigarette, inscenavano finti attentati e finti rinvenimenti di armi di provenienza balcanica, fornite dai latitanti per simulare successi nell’opera di contrasto ai traffici illegali. Antonacci, Forleo (che nel frattempo era diventato questore di Milano), funzionari e poliziotti individuati nelle indagini furono arrestati il 23 novembre del 1998. Pietro Antonacci ha sempre sostenuto di non aver mai aperto il fuoco durante quel tragico inseguimento nelle acque al largo delle Saline di Punta della Contessa.
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