Ci siamo. Un maxi-ricambio generazionale sui luoghi di lavoro. Quota 100, ossia la somma minima di età e contributi previdenziali per andare in pensione, è ad un passo. Così come è ad un passo la cancellazione della legge Fornero voluta nel 2011 dal governo Monti. Non si dovrà più aspettare 67 anni per la pensione. La quota 100 vuol dire, età minima a 62 anni e i contributi a 38 anni. Inoltre, c’é la possibilità di bloccare l’aumento dell’aspettativa di vita di 5 mesi per le pensioni anticipate previsto per il 2019. Dal prossimo anno si potrà andare in pensione indipendentemente dall’età avendo 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 3 mesi per le donne) invece che 43 anni e 3 mesi. La quota 100 secca, quindi, varrà solo per chi lascia il lavoro a 62 anni e 38 di contributi. Ci va in pensione con un’età più elevata, la quota sale (101 con 63 anni più 38, 102 con 64 anni più 38) e così via. Il pacchetto pensioni dovrebbe costare circa 8 miliardi l’anno prossimo e nove nel 2020 con un aumento contenuto in quanto gran parte dei lavoratori dovrebbero uscire nel 2019. Potranno andare in pensione prima dei 62 anni i precoci con 41 anni di contributi e coloro che hanno 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi le donne) con lo stop all’aumento dell’aspettativa di vita per la pensione anticipata rispetto alla vecchiaia che avrebbe dovuto scattare nel 2019. Ci sarà la proroga dell’opzione donna con l’anticipo per l’accesso alla pensione a fronte del ricalcolo interamente contributivo per gli anni di lavoro. Non dovrebbero invece essere previste penalizzazioni per chi anticipa l’uscita. Con il pacchetto delle nuove norme sulla previdenza dovrebbero andare in pensione circa 420 mila persone.
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