Il dibattito aperto da diversi esponenti della classe politica sui temi della sanità mi spinge ad offrire un contributo ed un invito insieme. L’argomento nelle sue molteplici sfaccettature offre diverse letture. Quella che però più mi preme evidenziare è la necessità di non utilizzare il clima della campagna elettorale per avanzare proposte che talvolta possono apparire campanilistiche. Il problema delle strutture sanitarie a rischio o prospettiva di chiusura, o delle apparecchiature inutilizzate va piuttosto affrontato in tutta la sua interezza, anche costituendo un fronte istituzionale comune, interessato alla maggiore efficacia degli interventi sulla salute pubblica.
La Tac non messa in funzione da alcuni anni? Non può essere importante la sua allocazione, mentre è però necessario sapere che potrà essere messa in funzione: che, cioè, si possano predisporre le condizioni economiche e strutturali per cui l’utenza goda di un supplementare (e dovuto) beneficio. E’ allora importante verificare se l’Azienda Sanitaria Locale sia in condizione di sostenere la spesa del personale specializzato utile ad avviare e mantenere tale servizio; e, ove non sia in condizione, individuare le difficoltà e rintracciare i percorsi normativi e finanziari che le dissolvano.
Parliamo dunque di programmazione sanitaria, valutandone lo stato dell’arte e cercando di comprendere come il sistema sanitario possa funzionare – anche alla luce dei tagli alla spesa -, e come e quanto non abbia mantenuto alcuni degli impegni assunti. Rilanciamo il progetto di potenziamento dell’assistenza domiciliare, rinforziamo i servizi di day surgery e day hospital assecondando le vocazioni territoriali consolidate, investiamo sulle strutture di eccellenza: garantiamo quindi al bacino di utenza della nostra provincia una sorta di «rete della salute» in grado di assorbire quantitativamente le esigenze ma, in parallelo, di assolvervi qualitativamente con gli standard più alti possibili. E’ quello il futuro della sanità pubblica su cui le istituzioni hanno il dovere di puntare. Toni Matarrelli Deputato della Repubblica.
Per l’on. Matarrelli non è importante dove sarà allocata la Tac
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E’ chiaro che piuttosto che tenerla a fare le ragnatele è meglio che la tac vada a San Pietro. Se proprio non può essere attivata nella struttura per cui era stata destinata la si può mandare pure in Africa, se è per questo.
A tal proposito ci si potrebbe almeno ricordare di rendere adeguate le infrastrutture viarie di collegamento. O forse non fanno parte anche quelle della “rete della salute”? Dopotutto, al pensiero di dover percorrere la provinciale Mesagne-San Pietro, scommetto che più di qualcuno si farebbe passare la voglia della tac.
Un commento che non ha bisogno di commenti.Mi chiedo (e potrei estendere la domanda a tutti i cittadini) come mai a Mesagne ogni tanto rispunta la famosa Assistenza Domiciliare (!!!!!) mentre tanti fortunati Cittadini della Repubblica possono usufruire delle migliori cure nelle migliori cliniche su tutto il territorio nazionale….bisogna essere fortunati nella vita terrena già…….mio Nonno , fatti ….nomina e vindi acìtu.
La TAC se è arrivata a Mesagne deve funzionare a Mesagne….siamo ormai alla frutta.
È una ingiustizia.E le parole dette dai politici,non fanno altro che amplificare questo mio sentimento.