Grandi emozioni. Paolo ieri sera ha riabbracciato gli amici d’infanzia che non vedeva da 35-40 anni. I ragazzi di allora, quelli degli anni 80, quelli che hanno studiato e lavorato distinguendosi a livello sociale e professionale, quei ragazzi che in un momento difficile della nostra città seppero imporsi e vincere. “Quella era una Mesagne molto pericolosa – ricorda Paolo Renis -, dove si soffriva e dove era facile sbagliare. Questi ragazzi che vedi qui questa sera seppero tenersi lontani dalle insidie ed eccoli qui con me a festeggiare la nostra vittoria”.
Paolo ieri sera li ha voluti tutti vicini nella stupenda cornice di Masseria Elysium per vivere una serata indimenticabile, tra passato e presente.
“Noi siamo i frutti delle radici nella memoria – aggiunge molto emozionato -. Abbiamo dimostrato che, pur partendo da zero, si possono realizzare grandi cose: basta volerlo, lavorare e studiare. Molti di loro sono rimasti a Mesagne ed hanno partecipato a ricostruire una Mesagne nuova, legale, corretta operosa, vivibile, una Mesagne che ritrovo sempre migliore e più evoluta. Anche io ho creduto nel centro storico ed ho investito. E’ bello vedere il cuore di Mesagne che pulsa di persone. Voglio che la mia Mesagne resti anche per i miei figli un punto d’incontro”.
Paolo vive da molti anni a Milano, ma non ha mai sradicato le sue radici e torna sempre nella “sua” città per abbracciare genitori, parenti ed amici. “Ho portato in giro per l’Italia e all’estero ciò che noi siamo, le nostre idee, il nostro essere ed abbiamo fatto cose che gli stessi lombardi ci invidiano. Devo tutto a mia moglie ed ai miei figli, con loro voglio continuare a condividere tutto ciò che mi è possibile, godermi ogni giorno la mia famiglia che è la cosa più sacra. E questa sera mi godo l’altra mia famiglia, che è la Mesagne dei miei tempi”.
Tra i tanti invitati incontriamoParide Cinieri, mesagnese trapiantato a Bologna da 15 anni assieme alla moglie Tiziana, anche lei mesagnese, conosciuta per caso sulla riviera romagnola (i casi della vita). “Sono venuto per Paolo e riparto lunedì. Non potevo mancare, eravamo compagni di scuola alla media Marconi”. Racconta. “Paolo fu bocciato due anni perché non gli piaceva studiare. Voleva lavorare, darsi da fare sin da giovanissimo. Ricordo che il nostro insegnante di italiano, il compianto Antonio Grande gli ripeteva sempre: Paolo non preoccuparti, tu sei un bravo ragazzo ed avrai successo nella vita”. Il prof. Grande aveva ragione. Paolo é diventato grande.
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