I LETTORI CI SCRIVONO Egregio Direttore Giuseppe Messe, mi permetto di scriverle per portarla a conoscenza e con lei anche i suoi lettori, tra cui anche lo scrivente, delle vicissitudini accadutemi durante un ricovero in urgenza presso il “Perrino” di Brindisi. Sono Lorenzo Mingolla (nella foto) un infermiere mesagnese che in quel nosocomio presta la propria attività professionale da molti anni e che in concomitanza al mio lavoro, intesso rapporti oltre che professionali, di carattere umano con pazienti ed altri operatori.
Veniamo agli accadimenti. La scorsa settimana, in preda a lancinanti dolori addominali, mi reco presso il Pronto Soccorso del Perrino di Brindisi e vengo accolto dai colleghi e dai medici, che per puro caso, non conosco personalmente, da dire che non ci si può conoscere proprio tutti in una struttura così grande, ma ciò nonostante, la presa in carico risulta oltre che rapida, alquanto efficace, visto che inizio l’iter diagnostico e di cura per alleviare i miei fortissimi dolori. Il quadro ci mette alcuni giorni per dare risultati soddisfacenti sulla diagnosi, ma non è questo il punto che mi preme rilevarle, quanto il fatto che in questi giorni in cui la paura la fa da padrona, anche se sei un operatore sanitario, ho sentito l’affetto ed il calore di tutti coloro che incontravo e di tutti coloro che si occupavano di me. Colleghi, amici e vertici aziendali hanno avuto a cuore ciò che mi accadeva, cercando, per quanto era possibile, di rasserenarmi ed essermi di conforto nel mio momento del bisogno. Né ho vissuti tanti momenti del bisogno dei miei concittadini e non nel mio lavoro, e la consapevolezza che oltre le cure un sorriso aiuti, non ha mai smesso di fare da stella polare nel mio lavoro, cercando di svolgerlo al meglio e, con i miei limiti, raggiungendo il miglior risultato possibile, anche se a volte questo ha dovuto compendiare i momenti più drammatici ai quali un uomo debba essere esposto: l’elaborazione del lutto di altre persone, cercando con la vicinanza di comprendere e fare scudo verso il dolore stesso.
Con questa mia missiva, caro Direttore, volevo solo portarle una testimonianza e di conseguenza un ringraziamento verso gli uomini e le donne che, come me, in quel nosocomio ci lavorano tutti i giorni e che, a volte a torto o a ragione, diventano facili preda di strali malevoli. Ringrazio in primis tutto il personale medico, infermieristico ed ausiliario del Pronto Soccorso e relativo O.B. che hanno trattato la fase acuta della mia patologia. Poi tutto il personale, non tralasciando singolo operatore del Reparto di Chirurgia Generale diretto dal dott. Giuseppe Manca, il quale con la sua équipe ha dimostrato, ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che medicina ed empatia curano più della sola tecnica. Infine e non in ultimo, tutti i vertici aziendali (di presidio e generali) per la loro vigile vicinanza che in quel momento di smarrimento ed umore a pezzi, hanno contribuito alla mia serenità. E a tutti quei colleghi, amici, compagni di cammino lavorativo e di vita che hanno fatto sentire la loro presenza, anche con una telefonata, una parola di conforto, una incitazione sarcastica come chi mi conosce sa che apprezzo. Nel completamento non posso dimenticare chi mi è sempre vicino, la mia compagna Giovanna e le nostre rispettive famiglie. Mi sono sentito di essere testimone “del bene” con questa mia, non me ne voglia nessuno se oggi mi sento molto più orgoglioso di lavorare per questa Azienda Sanitaria dopo quasi 20 anni, mi ritrovo a dire grazie, e lo faccio con tutto il mio cuore. Distinti Saluti Lorenzo Mingolla