(di Cosimo Pasimeni) Penso che non è sbagliato ripubblicare foto storiche considerando che questo gruppo aumenta sempre di numero e magari aggiungere qualche ulteriore commento. La foto in bianco e nero ( g.c. Italphoto) risale agli anni 20 del secolo scorso. Fu scattata in via Palmerio de Rinaldo, attuale via Roma e riprende il tratto tra via Caterina Storni e via Malvindi con in fondo il Palazzo Celestini. Dove si vedono le case con i fumaioli negli anni 50 c’era la bottega del fabbro mestru Chicu Picocu (Epicoco) ed all’angolo la prima officina per biciclette di Mestru Renzu Saponaro. Si può dedurre la datazione per la mancanza degli alberi che furono piantati il 1934 sui due lati fino a Piazza Garibaldi compresa. Gli alberi, disposti in modo alternato, erano oleandri bianchi e rossi e del tipo che mostro nella foto di cui non conosco il nome. Come si vede nella foto questi ultimi alberi producevano delle piccole bacche a grappolo che maturate diventavano nere. Noi che abitavamo in quella zona le “utilizzavamo” per sparare con le cannucce (cerbottane). Le cannucce erano fatte di tubi rigidi di bachelite utilizzati per i primi impianti elettrici incassati. Sparare “cu li cannucci” era uno dei giochi molto diffuso tra noi ragazzi. Ma i veri “proiettili” erano li “cartucci” (da non confondere il termine con le cartucce del fucile); nel nostro dialetto lu cartucciu era, ed è, un cono fatto a mano di carta utilizzato come contenitore; ritagliavamo piccole strisce di carta che portavamo infilati nella cinghia dei pantaloni ;
inoltre più lunga era la cannuccia più lontano arrivava il … proiettile; se poi a questi cartucci si mordeva la punta ammorbidendola con la saliva si riusciva anche a farli appiccicare ai muri, tanto che i soffitti delle scuole ne erano pieni. Poi arrivarono le penne a biro e …, ma questa è un’altra storia. Nella foto, la strata ti lu spitali o ti lu Ritu
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