(di Nicola Sisinni e Alessandro Saracino) Per dare la parola ai fatti, ma soprattutto per restituire ai cittadini la legittimazione ed il diritto di poter decidere, è necessario e doveroso da parte nostra informare l’intera collettività che l’Italia dei Valori si è fatto promotore di un Referendum che garantisce il mantenimento ed il rispetto della democrazia.
I cittadini tutti sono chiamati ad esprimersi in modo favorevole perché questi quesiti referendari rappresentano una risposta concreta e fattiva nei confronti di una passiva antipolitica.
I  quattro quesiti referendari che sono stati depositati in Cassazione e sui quali nei prossimi giorni, già a partire dal 13 ottobre p.v. raccoglierà le firme, sono un elemento importante perché garantiscono una linea di concretezza rispetto alla discontinuità che è stata creata in precedenza.
Uno mira a cancellare l’articolo 8 della legge 138 varata dal governo Berlusconi, che sopprime di fatto il contratto nazionale e lo sostituisce con il massimo arbitrio delle aziende; l’altro propone di ripristinare l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori eliminato da Monti, che ristabilisce la norma che prevede il divieto di licenziamento senza giusta causa.
Entrambi rappresentano ma in modo specifico, delineano gli orizzonti di una intera strategia politica in materia di lavoro, diritti dei lavoratori e democrazia nelle relazioni sociali.
Gli altri due mirano a ridurre gli stipendi dei parlamentari, abolendo la diaria degli stessi che ammonta ad euro 3.500 al mese,  ed altresì all’abolizione totale del finanziamento pubblico dei partiti.
Pertanto, questa stagione referendaria deve apportare ai cittadini la cognizione di far sentire la propria voce, così come è accaduto nel giugno del 2011 con la raccolta delle firme inerenti tematiche ugualmente importanti come quello contro il nucleare, l’abolizione del legittimo impedimento ed il diritto dell’acqua pubblica.
Rimanga dunque, in ognuno, la consapevolezza e la convinzione che la nostra Costituzione è garanzia e rispetto dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, e quando il legislatore incorre in errore, la parola debba passare, di diritto, al Popolo Sovrano.