Secondo l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, tra i sostenitori più autorevoli della riforma costituzionale a firma del Governo Renzi, “le due debolezze fatali della storia repubblicana sono state la minorità dell’esecutivo e il bicameralismo perfetto”. L’ampio sostegno alla riforma, alle prime votazioni, è stato garantito anche da Forza Italia che ha poi votato contro senza che il testo avesse subito decisivi cambiamenti. Sul fronte del “No”, i comitati e le opposizioni insistono nel definire gli obiettivi del referendum la premessa propedeutica per uno stravolgimento irreversibile dei principi della Costituzione e l’anticamera di un nuovo autoritarismo. Anche a Mesagne – dopo mesi di sgolamento quasi solistico sul tema da parte di Giancarlo Canuto e Fortunato Sconosciuto che hanno intanto impresso efficace impulso all’attività del Comitato per il “No” su buona parte del territorio brindisino – in questi giorni si stanno avvicendando i leader nazionali Pippo Civati per il “No” e Gianni Pittella e il vice Ministro Teresa Bellanova per il “Sì”. La modifica più importante che verrebbe introdotta se al Referendum indetto per il 4 dicembre prossimo vincesse il “Sì” sarebbe la fine del bicameralismo perfetto: il governo non avrebbe più bisogno della fiducia del Senato né di far approvare la maggior parte delle leggi da entrambe le Camere. Un finto problema risolto, quello della perdita di tempo per il procedimento “navetta” tra le due Camere, se si tiene conto che nell’ultima legislatura tre disegni di legge su quattro sono stati approvati con il numero minimo di due letture. La riforma svuota di significato l’esistenza del Senato – mantenuto come simulacro di democrazia – e ridimensiona la centralità del Parlamento, l’istituzione rappresentativa della sovranità popolare. Combinate con la legge elettorale che verrà – altro punto nodale sul quale si gioca il profilo della democrazia rappresentativa italiana – le modifiche costituzionali potrebbero concentrare nelle mani di chi guida il governo potere esecutivo e potere legislativo, attribuendoli ad un unico partito persino espressione di una ristretta minoranza di elettori. Un combinato influente i cui ingredienti sarebbero da tenere tutt’altro che separati al momento della scelta tra le ragioni del “Sì” e quelle del “No”.
Referendum del 4 dicembre: quale Costituzione, quale democrazia?
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Il viceministro Teresa Bellanova domani a Mesagne
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