Ricercatori dell’Università di Bari identificano nuovo meccanismo di invecchiamento accelerato del rene.
Le patologie renali rappresentano un rilevante problema a livello mondiale. Tra queste, l’insufficienza renale acuta è una forma particolarmente grave ed è associata spesso alla necessità di ricorrere al trattamento dialitico con incremento della mortalità. Ricercatori dell’Istituto di Nefrologia dell’Università di Bari, guidati dal Prof. Giuseppe Castellano primo autore dello studio insieme alla dottoressa Rossana Franzin, hanno pubblicato sulla prestigiosa rivista AGING i risultati delle loro ricerche identificando i meccanismi di formazione delle Cellule SASP (Senescence Associatyed Secretory Phenotype).
“Le cellule SASP – spiega il Prof. Loreto Gesualdo, direttore dell’istituto di Nefrologia e presidente della Scuola di Medicina dell’Università di Bari presso cui è stato condotto lo studio – sono assimilabili a Cellule Zombie (i famosi “morti viventi”), capaci di danneggiare le cellule sane circostanti portando al progressivo invecchiamento dell’organo; abbiamo inoltre scoperto che la formazione di queste cellule è regolata da precisi meccanismi epigenetici in grado di modificare il DNA ed il comportamento cellulare”.
Il risultato straordinario di questo studio sta nel fatto che ricercatori pugliesi hanno sperimentato un “farmaco” in grado di bloccare questo processo, il C1-inibitor, che rappresenta una nuova speranza per il trattamento di queste gravi forme di insufficienza renale.
Oltre ad avere identificato un fondamentale meccanismo molecolare coinvolto nell’invecchiamento del rene, gli autori hanno individuato una possibile terapia. Infatti, la somministrazione Del C1-Inh, un inibitore del complemento, si e’ dimostrata in grado di arrestare il pattern fenotipico associato all’invecchiamento delle cellule renali.
La ricerca ha convolto uno staff multidisciplinare tra cui urologi, veterinari e nefrologi dell’Univertsità di Bari con la collaborazione di prestigiose Università quali la Mount Sinai di New York e le Università degli Studi Italiane di Foggia e Novara.
AI ricercatori è stata dedicata la copertina del numero di Luglio della prestigiosa rivista americana.
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