Enrico Berlinguer, segretario del Pci, morì a Padova durante un comizio 30 anni fa, l’11 giugno 1984. Questa sera, alle ore 17.30, presso la sede dell’associazione Di Vittorio di via Castello, il Pd di Mesagne si ritroverà per ricordarlo. Una discussione che sarà affrontata senza dogmi a cui obbedire e con il rispetto che si deve alla storia e alle storie grazie alle quali il Pd esiste ed ha un senso. Walter Veltroni ha prodotto un film-documentario sul leader del Pci “Quando c’era Berlinguer” che ha debuttato nelle sale cinematografiche lo scorso marzo. Il segretario politico del Pd di Mesagne, Francesco Rogoli, ci ha inviato questa nota.
“Cambiano i tempi, i partiti, addirittura le Repubbliche, passano le grandi personalità politiche che si alternano a personaggi che nella storia sono destinati a ricoprire il ruolo di meteore. Tutto cambia e forse è giusto che sia cosi. Ci sono però lezioni, storie, insegnamenti, esempi che rimangono li, impresse sullo sfondo degli eventi che si succedono freneticamente, spesso senza lasciare traccia, occupando solo lo spazio del presente. Sono passati trent’anni dalla morte di Enrico Berlinguer ed è cambiato il mondo, ci si può spingere oltre, senza correre il rischio dell’azzardo, e dire che mai il mondo era cambiato in maniera cosi radicale, in un lasso di tempo cosi relativamente breve. Eppure Berlinguer lo immaginiamo sempre li, dentro la “cornice” che racchiude le immagini dell’oggi, a volte tirato inopportunamente per la giacchetta in una contesa elettorale, ricordato e rimpianto da chi fa politica e crede nei partiti e da chi nei partiti non crede più perché di quelli come lui non se ne vedono in giro. Stimato, apprezzato anche da chi lo ha avversato, e probabilmente anche oggi lo combatterebbe, politicamente. Il suo popolo si è completamente affidato a lui, chi del suo popolo non era parte integrante ha riconosciuto in lui un grande difensore della democrazia, nonostante il nome del partito che ha guidato. E’ emblematico il ricordo di Eugenio Scalfari a Repubblica delle Idee, che si è chiusa ieri l’altro : “Berlinguer è una persona che fa parte non della storia del partito comunista, soltanto, ma fa parte della storia della democrazia Italiana.” L’esempio di un uomo che partendo da sinistra ha saputo essere per tutti punto di riferimento. Ecco perché Berlinguer va rivisitato oggi con un approccio critico alla sua opera, ai suoi scritti, alle sue intuizioni. Senza mitizzazioni e nostalgie, che farebbero scadere quasi nel fanatismo la discussione e non renderebbero il giusto merito ad un uomo, discreto, sobrio, che ha sempre rinunciato ad alzare il volume della discussione pubblica, pur di difendere lo stare assieme degli italiani, non aprire crepe che potessero rappresentare una minaccia per la democrazia. Rimane attuale per queste ragioni la lezione di Berlinguer, per questo è opportuno che, raccogliendo la grande mole di contributi che arrivano in occasione dei 30 anni dalla sua morte, si parli di quest’uomo al quale il nostro Paese deve molto. Occorre che in quest’opera si cimenti un partito come il PD dopo il risultato straordinario delle europee. Che cosa significa partito della Nazione se non avere la capacità di ricucire tessuti sociali che la crisi in questo Paese ha lacerato, difendere lo stato di diritto, il sistema istituzionale, far avanzare sempre più quel cumulo di diritti che fa del cittadino un uomo libero in grado cioè di esperire fino in fondo il diritto alla cittadinanza ? E quanto di questi aspetti ha contraddistinto l’operato di Berlinguer? Tanti da rendere attuale il suo ragionamento. Ma soprattutto è la realtà delle cose a spingere ad una riflessione. Fatta eccezione per il PD i partiti non esistono più, i movimenti che li hanno sostituiti sono legati a doppio filo al destino dei loro leader. Questo ha prodotto la seconda repubblica, un’involuzione democratica contraddistinta dallo smantellamento del sistema partitico ma non dei circuiti perversi di relazioni e rapporti che vi erano dietro. Gli stessi che Berlinguer denunciò nella celebre intervista con Scalfari parlando della questione morale. Da quel momento in poi la politica non è stata in grado di riformare se stessa, tangentopoli e mani pulite hanno messo una pietra sopra la prima repubblica ma sono rimasti intatti i suoi aspetti deteriori che oggi riscopriamo tra l’EXPO e il Mose. Si è affievolita l’idea della politica come servizio, come strumento di soluzione collettiva dei problemi dei singoli. Berlinguer morì mentre faceva il suo lavoro e, nonostante sentisse la morte, la sua preoccupazione era fare bene il suo lavoro portare a termine la sua missione di militante attivo a difesa della democrazia, dell’uguaglianza, di una società più giusta che non escludesse gli ultimi. E’ o non è attuale questa discussione nel tempo i cui si moltiplicano i casi in cui la politica è vista come strumento di arricchimento privato? E’ o non è attuale questa discussione in un tempo i cui partiti e movimenti sembrano non essere più in grado di alimentare l’etica pubblica che non nasce da se? La sfida del cambiamento è tutta su questo terreno, a questo serve approfondire la vicenda politica del più apprezzato tra i capi del Pci”.