La questione “settimana corta” alla scuola media Materdona-Moro è diventato un caso sul quale, al momento, la Dirigente scolastica Mina Fabrizio (nella foto), preferisce non rilasciare alcun commento. “Non perché non abbia nulla da dire, anzi”, ci fa gentilmente sapere dopo che ieri e l’altro ieri abbiamo cercato ripetutamente di contattarla. Sulla “questione”, probabilmente, si sta facendo molto chiasso. E, come sempre, sono i genitori a movimentare le acque. Ha ragione la Preside quando dice che tanta animosità gratuita non fa bene a nessuno: non fa bene alla scuola, non fa bene ai ragazzi, al Corpo docente, non fa bene alla città. Ben venga, quindi, l’invito della Dirigente a darsi una regolata e a calmare gli animi.
Ma dove sta la questione? Il Consiglio d’Istituto della scuola ha espresso parere favorevole all’introduzione della settimana corta per il prossimo anno scolastico 2019-2020. La proposta di rimodulare l’orario scolastico era stata avanzata da un gruppo di genitori che, autonomamente, aveva promosso un sondaggio tra le famiglie. La quasi totalità, 400 famiglie, ha dichiarato di essere d’accordo con l’introduzione della settimana corta. I ragazzi anziché terminare le lezione alle ore 13.00 dal prossimo anno scolastico usciranno alle ore 13,50. Con due pause. Tutto sommato lo stesso orario adottato dalle scuole elementari mesagnesi dove sin dalla prima elementare i bambini entrano a scuola alle ore 8 ed escono alle ore 13.35, con una sola pausa. Lo stesso orario che si applica nelle scuole di Brindisi, Oria, Francavilla Fontana e nelle scuole dove la preside Fabrizio ha la reggenza assieme alla Materdona-Moro.
Per i sostenitori della settimana corta i ragazzi avrebbero l’occasione di trascorrere più ore insieme ai loro compagni, fatto quest’ultimo ritenuto da molti positivo al fine di aumentare le ore di socializzazione e di convivialità tra i pari. Non solo. I genitori che lavorano 5 giorni su 7 avrebbero la possibilità di trascorrere tutta la giornata del sabato insieme ai figli. Ma – aggiungiamo – ci sono vantaggi anche per la scuola che con la settimana corta potrebbe organizzare al meglio il personale in quanto gestirebbe un numero maggiore di docenti ogni giorno e avrebbe meno difficoltà ad impiegarli nelle sostituzioni dei colleghi assenti. E poi come dimenticare l’annoso problema delle richieste dei docenti che tutti vorrebbero il sabato libero? Senza considerare il risparmio per i Comuni di centinaia di migliaia di euro l’anno per le spese di riscaldamento, energia elettrica, servizio scuolabus, ecc. Non vogliamo creare dietrologie, ma sicuramente la settimana corta possiede anche alcune criticità. Al primo posto c’é la faticosissima sesta ora ed il calo della concentrazione. Per scongiurare questo problema c’é il doppio intervallo e, comunque, nella sesta ora gli insegnanti sarebbero disponibili a svolgere attività leggere. Per concludere. E’ sufficiente fare una breve ricerca per rendersi conto che molte scuole, in Italia e in Europa, hanno deciso di adottare la modalità oraria della settimana corta. Si è passati dalla settimana lunga o normale (6 giorni a settimana con 5 ore di lezioni giornaliere) alla settimana corta, costituita da 5 giorni settimanali di 6 ore ciascuno. Per molti insegnanti e per molti genitori questo passaggio è stato traumatico, ma dopo un pò di tempo quasi tutti si sono abituati.
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