“Si è scatenata una sorta di frenesia collettiva e di panico a scoppio ritardato che non riesco a spiegarmi”. Il sindaco Pompeo Molfetta – da buon medico – ribadisce che l’ammalato (il Comune) non è gravissimo e che sue condizioni di salute sono stazionarie. Ha dettato la terapia: eliminare e/o ridurre gli impegni di spesa non programmati, maggiore coordinamento tra gli uffici finanziari e tecnici per monitorare le spese, massima collaborazione della macchina amministrativa e politica. Ma ha aggiunto che occorre tempo. E ha ribadito che “serve l’aiuto di tutti”. I sacrifici ci saranno, ma con gradualità e salvaguardando il sociale, i più deboli. Aspetta che dal governo centrale – così come promesso – non ci siano più contrazione nei trasferimenti, ma il mancato introito delle tasse lo preoccupa. Poi ricorda che le criticità – che arrivano da lontano – le aveva segnalate. Sempre. Lo disse in Consiglio comunale, nelle Commissioni consiliari, alla Festa Patronale del 2016 quando, nel saluto alla Città e alla Madonna, espose la gravità della situazione che, se non adeguatamente corretta, avrebbe portato la città al default. Chiese l’intercessione della Protettrice che, evidentemente, non lo ha ascoltato. E allora – dice – da dove viene, tutta questa impazienza, questa ansia. Calma, non agitatevi.
Caro Sindaco. Siamo ormai ad ottobre avanzato, le luci dell’Estate mesagnese si spente e, probabilmente, non si riaccenderanno a Natale per i lavori nel Centro storico. Sono giorni difficili per le polemiche, per la crisi ormai pubblica con i suoi “grandi elettori”, per le polemiche che la “rete”, che nulla dimentica, rinfocola ogni giorno. Abbiamo rivisto stralci di trasmissione web, sue dichiarazioni, amplificate dai social network. Oggi ha preso coscienza delle difficoltà riscontrate nelle vesti di primo cittadino. Ieri, da consigliere comunale, forse non aveva la percezione esatta di quali sono le reali situazioni interne, le condizioni lavorative, le dinamiche degli uffici. Nel momento in cui diventò Sindaco, probabilmente preso dall’entusiasmo e ancora “contaminato” dalle convinzioni maturate fuori dal Palazzo, disse che avrebbe stravolto tutto e avrebbe portato Mesagne in serie A. Oggi ha visto che non è così facile. Ma – stando alle voci – ha deciso. Ha deciso di non arrendersi. In questi tre anni di legislatura da Sindaco ha avuto il tempo di comprendere quanto diverso sia, per responsabilità e impegni, il suo ruolo rispetto a quello di consigliere e come cambi all’improvviso ogni prospettiva di valutazione. La gestione amministrativa di una città è tutt’altra cosa rispetto a quella di un movimento politico che, per sua formazione, è costruito sul dibattito, sulla condivisione, sul confronto.
Caro Sindaco, così come si è reso conto che una parte delle battaglie condotte durante in 30 anni di sua permanenza in Consiglio comunale non potranno essere riproposte negli stessi termini o dovranno essere addirittura ribaltate, probabilmente è arrivato anche il momento di assumere la consapevolezza che la città si aspetta da lei: maggiore decisionismo, un’impronta precisa delle sue volontà. Gli incontri pubblici, i cartelloni scritti con i pennarelli, i sit-in, le audizioni dei cittadini ogni volta che bisogna compiere una scelta sono suggestivi ed è giusto che continuino a tenerli i (suoi) ragazzi in un’ottica di crescita democratica e di confronto con la gente. Ma ciò di cui Mesagne ha bisogno in questo momento è di intravedere nel suo Sindaco un uomo che è nelle condizioni di assumersi le proprie responsabilità, che abbia le sue idee e le imponga. In questa prima parte della sua legislatura ciò che forse è mancato di più è sentire il “polso” di chi ci guida, come se ancora il vero Sindaco non si fosse manifestato con tutta la sua personalità e con il carisma di cui ti riconoscevano. Restano due anni. Li sfrutti bene. Decida, nel bene e nel male. Dia una sua impronta a questa città. Faccia sentire la sua voce. Cambi quello che ritiene vada male e dia forza a ciò che funziona. Non dimentichi completamente ciò che è stato Pompeo Molfetta battagliero, quello pronto ad alzare la voce quando pretendeva di farsi sentire ed era convinto di avere ragione. Questa città ha bisogno di un timoniere. Salga a bordo Sindaco e dimostri di essere quel timoniere che Mesagne ha votato.
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Sindaco si dimetta tanto il signor matarrelli ha già iniziato la campagna elettorale per le prossime elezioni.