Questa mattina si è tenuta presso l’auditorium del castello la presentazione della Borsa di Studio in memoria di Melissa Bassi, in videoconferenza con Maurizio Costanzo. All’incontro hanno partecipato i genitori di Melissa, la ragazza uccisa lo scorso maggio nell’attentato alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi ed una scolaresca dell’istituto brindisino.
Una iniziativa importante, organizzata dall’associazione Cabiria del quale Maurizio Costanzo è socio onorario, “che – come ha detto il famoso giornalista romano – è merito dell’instancabile presidente Anna Rita Pinto”.
A Costanzo sono state rivolte alcune domande da cittadini presenti nell’auditorium. Tutti hanno concordato con Costanzo quando ha detto che è la periferia, la provincia, che riesce ancora ad indicare alcune strade per il cambiamento di questa società.
Per ricordare Melissa sono state organizzate molte iniziative, alcune anche retoriche e, forse, strumentali. Questa di legare la tragica vicenda di Melissa Bassi ad una Borsa di Studio è importante in quanto rappresenta un tentativo di far raccontare questa terra ai ragazzi. “Solo la narrazione – ha dichiarato un docente che accompagnava gli studenti della Morvillo-Falcone – può vincere la morte e raccontare in futuro quanto è successo quel maledetto 19 maggio 2012 dinanzi alla scuola Morvillo-Falcone. Niente rimarrebbe di quella splendida ragazzina che veniva a scuola da noi se qualcuno non racconterà nel suo nome quello che è stato”.
Si è parlato del ruolo che hanno avuto i media. “I giornalisti fanno il loro mestiere, anche se a volte esagerano – ha risposto -. Tuttavia non si stava meglio quando non si poteva scrivere quanto accadeva nel nostro Paese”.
Obiettivamente sul caso di Melissa i media sono stati molto più attenti e prudenti grazie anche al fatto di aver trovato una comunità meno legata a forme morbose come, forse, è accaduto e continua ad accadere ad Avetrana.
E’ stata ricordata la grande manifestazione che aveva come slogan “Io non ho paura”. “Una partecipazione composta dei giovani pugliesi – ha concluso Costanzo -. La cosiddetta grande città non è più in grado di esprimere tutto questo per cui se vogliamo recuperare un senso di coesione nazionale non si può che partire dalla provincia. Io sono nato e vivo a Roma e quindi non mi richiamo alle mie radici. Ma come dimenticare il pullman che portava a scuola dei ragazzi spensierati che parlavano dei loro primi amori. E poi la morte. Nelle grandi città persino il pullman si perde ed affoga nel traffico”.